Giangilberto Monti. Nel cd "I comicanti" Elio, Svampa, Oreglio e Covatta

Stasera a Milano serata speciale con tutti i "complici". Il tour parte in gennaio

Giangilberto Monti. Nel cd "I comicanti" Elio, Svampa, Oreglio e Covatta

Un viaggio alle radici della canzone «comica» italiana. Un recupero della cultura folk alta ma divertente, spesso corrosiva, satirica, surreale. Facciamo dei nomi: Rascel, Buscaglione e Chiosso, Carosone, Cochi e Renato. Un incrocio tra cabaret di classe e storia musicale firmato da Giangilberto Monti, chansonnier milanese che ha appena inciso il cd I comicanti rileggendo classici come È arrivata la bufera, Kriminal tango, Che notte, Tu vuò fa’ l’americano, Oh madonnina dei dolori, Tanto pe’ cantà in duetto con personaggi come Aldo Giovanni e Giacomo, Flavio Oreglio, Stefano Nosei, Enrico Bertolino, Elio, Nanni Svampa, Iacchetti. Il disco è diventato spettacolo che - prima di partire in tournée in gennaio - avrà un festoso battesimo del fuoco, con tutti gli ospiti, stasera al teatro Franco Parenti di Milano.

«Io sono un contaminatore - dice Monti, che in effetti spazia dal jazz con Rita Marcotulli alle traduzioni di Boris Vian, al cabaret come autore di Aldo Giovanni e Giacomo - e voglio ridare dignità culturale a un tipo di canzone che va scomparendo. Lo stesso spirito che anima chi mi ha aiutato; Iacchetti per esempio, che di recente ha inciso un disco dedicato a Gaber, o Flavio Oreglio che suona benissimo il blues di Robert Johnson. Sarà una serata divertente ma anche culturale e perdipiù benefica, perché il ricavato andrà a Medici senza frontiere. L’unica occasione per vedere tutti questi grandi artisti insieme, perché poi in tournée andrò da solo». Però gli ospiti rimangono nell’album, con l’irresistibile Giobbe Covatta in una inedita Tu vo’ fa l’americano, con l’irriverente Stefano Nosei in nel caracollante Kriminal tango, con l’ex Gufo reduce da mille battaglie Nanni Svampa in Nebbia in Valpadana passando per il folle genio di Elio che rilegge Ho visto un re di Jannacci.

Ma come si passa così disinvoltamente dalla poetica di Boris Vian alla canzonetta? «A me vien naturale: da una parte il jazz e lo swing, dall’altra la poesia, dall’altra ancora il cabaret, e poi si mette tutto insieme. Per anni ho fatto jazz e nel frattempo ho scritto testi per Aldo e Giovanni prima che incontrassero Giacomo e arrivassero al successo.

Si rischia di perdere la memoria storica della nostra canzone comica, anche se molti dei suoi nuovi alfieri sono diventati famosi grazie alla tv. Anzi, alla tv intelligente. Così sto già pensando a un nuovo capitolo dedicato ai “comicanti” di oggi».

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