Cultura e Spettacoli

Gigi D’Alessio e la Bertè La coppia è inedita ma la canzone no

Il duo rischia di essere escluso dal Festival per un estratto del brano già sentito on line

Gigi D’Alessio e la Bertè  La coppia è inedita ma la canzone no

Punto e a capo. Al Festival di Sanremo ci risiamo con la questione dei brani inediti che inediti non sono (o non sembrano). Ne parlasse Enzo Iacchetti, forse riassumerebbe tutto con quel «vaffa» che su Facebook ha indirizzato a Morandi. Prima di mandare a quel paese «l’ex amico Gianni», un Iacchetti in versione Calderoli ha sibilato sulla tastiera che «Sanremo Social è una porcata», sfruttando la stessa definizione che l’ex ministro utilizzò per la legge elettorale.
Il tutto perché suo figlio Martino, che ha una bella voce molto vicina a quella di De André, non sarà in una gara organizzata (Enzino scripsit) «da schiavi delle majors della discografia». Parole grosse. E forse a esultare sono solo le cosiddette majors, una volta tanto considerate ancora importanti (nonostante lo siano sempre meno). Comunque. «Abbiamo rispettato il volere del web» ha replicato ieri Morandi. Intanto, mentre la vedova Battisti protesta per l’utilizzo di due brani di Lucio nei duetti del giovedì, e Marcella Bella sbuffa indignata per non essere stata accettata all’Ariston, è scoppiato a freddo il caso di Respirare di Gigi D’Alessio e Loredana Berté. Riassunto: una trentina di secondi sono già stati pubblicati online. Un bel guaio.

E prima ancora era arrivata la grana di Al posto del mondo di Chiara Civello (scritto con Diana Tejera), che due minuti dopo l’annuncio di Morandi all’Arena di Giletti è stato denunciato come «non inedito». Lo ha fatto, con irruente sollecitudine, il manager di Daniele Magro, quinto classificato a XFactor nel 2010: «Lo ha presentato a Sanremo Nuova Generazione». E ha aggiunto che la canzone è stata eseguita a Radio Rai International proprio da Daniele Magro, oltre che durante qualche concerto dalla stessa Civello. Oltretutto sarebbe anche stato depositato in Siae. Mah. Di sicuro Al posto del mondo è stato recentemente offerto dalla Civello a Celentano per il suo ultimo disco. Lui non lo ha scelto, ma solo una clamorosa distrazione può aver portato a offrire a un superbig una canzone già massicciamente eseguita in pubblico.
Vedremo: ora toccherà ai legali della Rai decidere se eliminarla, come velatamente hanno lasciato intuire ieri Morandi e Mazzi durante la videochat del Tg1 condotta da Vincenzo Mollica.

Di sicuro la questione è complessa e cammina in equilibrio sulla sottile linea rossa che separa le definizioni di «canzone nuova» (inserita in regolamento) e «canzone inedita», come ufficialmente si chiamava fino a qualche anno fa il brano eseguito in gara all’Ariston. Per dirla tutta, il regolamento burocraticamente spiega a grandi linee che il brano non può essere stato «pubblicato e/o fruito, anche se a scopo gratuito, da un pubblico presente o lontano». E non deve aver «generato introiti» (e questo è il potenziale caso della Civello). E chissà come finirà la vicenda D’Alessio Berté, ossia quella della coppia già più chiacchierata del Festival. D’Alessio ha postato su YouTube e su Facebook un estratto di Respirare. Una trentina di secondi scarsi. Ma sono rimasti online per qualche giorno all’inizio di gennaio. «Però erano solo basso e batteria, mica il brano intero» si giustifica lui dopo che alcuni blogger (l’instancabile Diego Odello su tutti) si sono accorti dell’inghippo.
Ora è stato rimosso ma, pensate, il 4 gennaio erano addirittura una quarantina i fan che festeggiavano la canzone con commenti e punti esclamativi. Per la verità, il «loop» di trenta secondi scarsi è poco rappresentativo dell’intero brano, di certo molto meno di quanto lo fosse l’estratto di A modo mio di Paola e Chiara che fu pubblicato nel 2005 prima della loro (regolare ma contestata) partecipazione al Festival.

E questo può diventare un precedente pesante nell’eventuale giudizio dei legali Rai. «Siamo qui in attesa della sentenza» fanno sapere dall’entourage della Civello.

Purché i tempi non siano quelli tipici della giustizia italiana.

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