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Giornata mondiale della tubercolosi: servono leggi per affrontare il rischio

Un documento e ul disegno di legge con le linee d'azione saranno presentati alla vigilia dell'evento che vuole affrontare una situazione legata ai nuovi flussi migratori.

Contagi nelle scuole elementari di Milano, casi nei campi nomadi di Roma e negli spazi destinati all'accoglienza degli immigrati: la tubercolosi è tornata ad essere un rischio in Italia, legato ai nuovi flussi migratori.
Anche per gli italiani è possibile contrarre la malattia, soprattutto in luoghi affolati come i posti di lavoro ed i mezzi di trasporto.
Così, parte una campagna di sensibilizzazione e mobilitazione per fronteggiare la nuova situazione.
Giovedì 24 marzo sarà la Giornata Mondiale della Tubercolosi, indetta per la prima volta da FIMPST (Federazione Italiana contro le Malattie Polmonari Sociali e la Tubercolosi),Stop TB e Lilly MDR-TB Partnership.
Alla vigilia di questa edizione numero uno si terranno, il mercoledì 23, gli Stati Generali sulla malattia. con le maggiori personalità scientifiche ed istituzionali.
Verrà presentato in questa occasione un disegno di legge che vuole essere uno strumento pratico per dotare il Paese delle infrastrutture e delle competenze necessarie ad affrontare le diverse problematiche connesse al trattamento della malattia, dalla diagnosi alla terapia.
Le proposte normative servono a favorire azioni concrete e condivise da parte di tutte le forze politiche, istituzionali e scientifiche.
Oggi è straniero un malato su due, soprattutto proveniente da Romania e Marocco.
Gli ultimi dati del recente rapporto del ministero della Salute, «La Tubercolosi in Italia», spiega che i nuovi portatori del bacillo provengono soprattutto da est Europa e nord Africa, che hanno visto raddoppiare il numero di presenze infette negli ultimi dieci anni: oggi rappresentano il 50% dei nuovi casi di tubercolosi registrati nel nostro Paese. Ed aumentano i casi di tbc con incubazione a 5 anni.
I rumeni sono l'11% dei malati in Italia, seguiti dai marocchini con più del 5% e poi da cittadini di Senegal, Perù e Pakistan.
Il disegno di legge in sette punti si propone, innanzitutto, di eliminare ritardi ed errori di diagnosi e trattamento.
Secondo gli esperti servono nuove infrastrutture e competenze aggiornate per rendere tempestive le diagnosi ed efficace la cura dei malati.
Si tratta di attivare percorsi formativi per gli operatori sanitari ed ottimizzare l'organizzazione dei laboratori , prevedere percorsi facilitati per gli immigrati contagiati e malati, produrre in Italia farmaci efficaci e favorirne l'arrivo dall'estero, informare l'opinione pubblica sulle forme resistenti, implementare monitoraggio e sorveglianza obbligatori, promuovere la collaborazione internazionale.
Il documento con le linee d'azione è stato già presentato a ministeri, numerose Società Scientifiche e ONG italiane ed internazionali.
Per affrontare la nuova emergenza tubercolosi in Italia, olltre ai ministeri della Salute, dell'Interno e degli Esteri, sono pronti a mobilitarsi numerose società scientifiche e ONG italiane e straniere tra cui la Croce Rossa Italiana, la Caritas e Medici senza Frontiere.
«Crediamo che soltanto una serie di azioni congiunte come quelle contenute nel disegno di legge possano consentire di eliminare ritardi ed errori di diagnosi e trattamento della tubercolosi», spiega il professor Antonino Mangiacavallo, Past President FIMPST e Coordinatore degli Stati Generali.
Tra le novità più significative del documento c'è la proposta di garantire il permesso di soggiorno e l'iscrizione al servizio sanitario nazionale per i clandestini malati, per tutto il periodo delle cure.
In attesa dell'evoluzione del disegno di legge, secondo gli esperti è necessario seguire comunque un protocollo preciso, per garantire la massima efficacia delle cure al malato.
«La terapia corretta si basa sull'associazione di quattro farmaci nei primi due mesi che si riducono a due per i successivi quattro mesi», dice il dottor Giorgio Besozzi, specialista in malattie dell'apparato respiratorio, direttore del centro di formazione tubercolosi di Villa Marelli A. O. Niguarda Ca' Granda Milano e Membro del Direttivo di Stop TB.
É bene spiegare che infezione non vuol assolutamente dire malattia e quindi contagio. Perciò il riscontro della positività del test cutaneo alla tubercolina o sul sangue non significa essere malati.
«Curare correttamente il singolo individuo - aggiunge Besozzi-è anche un dovere di sanità pubblica, in quanto è stimato che per ogni caso di tubercolosi attiva vengono infettati ogni anno 10 soggetti esposti».
La ricerca cerca intanto nuove terapie. I vaccini sono necessari per lottare in modo più efficace contro la tubercolosi e per il dottor Andrew Dahlem, ricercatore presso Lilly TB Drug Discovery Iniziative, «servono anche nuovi strumenti per una più celere diagnosi della malattia, e nuovi farmaci per trattamenti più rapidi».
La Lilly ha messo a disposizione una libreria di più 500.000 molecole, un vero patrimonio per la ricerca.
Spiega il dottor Dahlem: «L'industria farmaceutica stima che è necessario testare un milione di componenti, per ottenere 10 candidati ai test clinici, e da questi 10, è possibile che non si trovi nemmeno una nuova medicina.

Con queste possibilità di fallimento, è necessario valutare sempre più velocemente il maggior numero di molecole possibili, per aumentare le chance di successo».

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