Cristiano Gatti
nostro inviato a Mende
Prima di chiudere gli ombrelloni e ritirare le sdraio, un ultimo assalto al mononolite americano: qui, sul Massiccio Centrale, a due passi dalla crono di domani, lungo le strade di Saint Etienne, quando Armstrong saluterà il mondo della bici con il grande show ad effetto, perché nessuno dimentichi mai.
Ancora una volta, lunico a provarci è Ivan Basso, il Massiccio nostro: basta lultima salita, breve ma ripida, per rivederlo scattare nel tentativo della disperazione. Abbastanza per stendere ancora gli avversari, i soliti, quelli che per undici mesi «sono a preparare il Tour» come Armstrong, salvo rimediare figuracce pubbliche. Si stacca, ma poi si riaggrappa con le unghie, il Mazzinghi della pedivella, quellUllrich che incassa continui cazzotti in bocca senza andare mai giù. Resiste anche laustraliano Evans, che però non è avversario vero. Purtroppo per le curve nord dItalia, tiene ancora e sempre, ineffabile, sua tracotanza Lance Armstrong. Alla fine, dodici minuti dopo che lo spagnolo con cognome da prosciutto (Serrano) ha vinto meritatamente la tappa, i big si presentano sul traguardo in parata regale: Armstrong, Basso, Ullrich (Evans è limbucato). Di fatto è il Rotary del ciclismo mondiale. Ma ha anche tutta laria dessere il podio di domenica, sui Campi Elisi, con lArco di Trionfo a conferire grandeur sullo sfondo delle fotografie. I problemi più grossi li avrà Ullrich, che nella crono di domani dovrà buttare giù dal terzo gradino il danese Rasmussen. Dal suo settimo podio (finora una vittoria e cinque secondi posti) lo dividono 210: ce la farà. Limportante è che non si allarghi, che non tracimi: dovesse imbastire una crono dei tempi doro, diventerebbe pericoloso anche per Basso (a più 312).
Non tocca a noi dirlo, perché siamo italiani, ma vedere Basso perdere il secondo posto suonerebbe come una carognata. Ivan resta lunico ad avere duellato con Armstrong, ad averlo scalfito, tra laltro unico a correre con la zavorra di un Giro molto duro sulle spalle. Il suo distacco risulta dalla tremenda batosta (collettiva) subita nel cronoprologo, nonché dalla leggera flessione nel primo tappone alpino. Poi è sempre toccato a lui rendere ad Armstrong questultima sfilata francese meno piacevole e rilassante, come certamente sarebbe risultata con il resto della concorrenza (patetica loffensiva dellarmata tedesca: in chiave strategica, chiude il Tour con la storica impresa di non averne azzeccata una). Tutto sommato, con Basso, i fastidi più fastidiosi ad Armstrong li hanno creati i continui controlli antidoping: lultimo subito dopo larrivo di Mende, prelievo di sangue a sorpresa che lui non ha gradito, della serie «anche qui mi dovete rompere lanima?».
Il Navarro dItalia, lIndurain di Cassano Magnago, guarda dal ventoso altopiano lo sconfinato Paese teatro della sua campagna più gloriosa. Come un generale sconfitto, ma non vinto, si sente sereno: «Era lultimo arrivo in salita, avevo preparato lattacco. Sono partito cattivo, mi sono sentito molto forte. Purtroppo con Armstrong non cè proprio niente da fare.
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