Un giorno di pace e i socialisti si rubano già i voti

Un giorno di pace e i socialisti si rubano già i voti

Paola Setti

Ieri in Regione si raccontavano barzellette. Protagonisti i politici locali del centrosinistra, del resto non serve molta fantasia a inventarle, basta descrivere l’esistente. La più bella è quella che svela il vero perché sulla mancata adesione di Mino Ronzitti il presidente del consiglio regionale al partito democratico. Ma quale progetto di ricostruire la sinistra, la verità è che non ha passato la prova di ammissione. Fa così: ci sono Massimiliano Costa il vicepresidente della Regione e Ronzitti che vanno all’esame. Entra il primo. «La capitale d’Italia?». Indecisione. «Ro...Ro...?», «Roma!». «Cos’è quella cosa che abbiamo in casa con le stringhe e mettiamo per uscire?». Indecisione. «Scar...?». «Scarpe!». Ammesso, Costa esce e prepara Ronzitti: ti fanno due domande, la prima risposta è Roma, la seconda scarpe. Ronzitti entra. «La capitale d’Italia?». «Roma!». «Complimenti! E qual è quella cosa che alcuni di noi hanno in casa e fa miao?». «Ha le stringhe?». «No». «Allora i mocassini». Poi c’è il colmo. Qual è il colmo per Monteleone? Arrivare a Montecitorio e sentirsi dire dall’usciere: Benvenuto!».
Ecco, solo che Rosario Monteleone avrà anche perso la battaglia per entrare alla Camera che invece Romolo Benvenuto ha vinto, ma ieri il segretario ligure della Margherita s’è preso una bella rivincita su tutte le ultime puntate di una battaglia senza esclusione di colpi (bassi) con il presidente dell’Assemblea regionale del partito. Benvenuto non molto tempo fa aveva fatto approvare dall’Assemblea un documento che di fatto riduceva i poteri di Monteleone. Di fronte al mancato riconoscimento da parte di quest’ultimo di quelle decisioni, il deputato aveva anche ventilato un commissariamento. L’altra sera è andata all’esatto contrario, con Monteleone che, forte di una maggioranza di 14 a 11 in direzione regionale, è riuscito a far votare, all’unanimità, un documento che dichiara «superate» le decisioni perché l’Assemblea «aveva ecceduto le proprie competenze statutarie».
Uno a zero palla al centro, e ci sono altri gol. Perché lo stesso documento dice che, se mai, è Monteleone che potrà commissariare gli organismi provinciali se non formeranno «al più presto» le delegazioni unitarie che dovranno trattare con gli alleati per stesura del programma e composizione delle liste, delle quali non potranno far parte i potenziali candidati. I congressi poi si faranno e presto, là dove la famigerata questione del tesseramento neppure viene sfiorata. Ce n’è anche per i Ds, ai quali viene lanciato un messaggio chiaro: poiché l’obiettivo è il partito democratico, i candidati per le prossime amministrative non potranno essere di partito, ma «unitari», e infatti dovranno essere «tavoli dell’Ulivo» a sceglierli. Quanto alle primarie, saranno «di coalizione», per non «svilire e mortificare il ruolo dei partiti». Per dirla con Monteleone: «Sono stato bravo? Pensavano di commissariare me, invece sono io che ho commissariato loro, facendo prevalere l’interesse del partito».
E a proposito di barzellette, ieri in Regione c’era Fabio Morchio l’assessore alla Cultura piegato in due dal ridere: «Il Nuovo Psi dice che corriamo con loro e in autonomia del centrosinistra alle prossime elezioni, ma non è mica vero». Lo diceva un comunicato, firmato Gianfrancesco Sanna il segretario provinciale del partito di De Michelis. «Ma va, Sanna non ha capito. Noi faremo una lista unica con il Nuovo Psi, magari presentando anche un candidato alle primarie, ma poi è ovvio che sosterremo il candidato dell’Ulivo». Un po’ meno convinto ieri era l’avvocato Gregorio Catrambone, segretario regionale del Nuovo Psi. Secondo il quale sì, Sanna magari ha esagerato annunciando l’autonomia totale in Comune e in Provincia, ma no, mica è ancora detto che il Nuovo Psi appoggerà l’Ulivo, «prima bisogna valutare le condizioni politiche e programmatiche». Tanto più che, avverte, lo Sdi ancora non s’è capito cosa vuol fare, se seguire il suo segretario provinciale Giuliano Pennisi nel partito democratico, «nel qual caso ci diremmo addio», oppure no, «nel qual caso ben venga una lista unitaria, alla quale sono invitati anche Rosa nel Pugno, Repubblicani e tutti quelli che vogliono tenere alta la bandiera del socialismo». Il simbolo, dice, c’è già, è quello che verrà utilizzato alle amministrative della Spezia: garofano più rosa. Partito democratico o no, lo Sdi si è riunito ieri sera fino a tardi su questo, ciò che conta è l’obiettivo finale.

Dicono i bene informati che lo Sdi altro non voglia che una lista con a capo l’assessore comunale Arcangelo Merella, con i voti del Nuovo Psi e il garofano finalmente sottratto al centrodestra. E che non abbia alcuna intenzione di abbandonare il centrosinistra, in nessun caso.

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