Il giorno del paese di legno rinato dal paese distrutto

La gente di Onna racconta che quando spuntò il sole, la mattina del 6 aprile, anche le rondini piangevano, con un lamento che svegliò chi era riuscito a prendere sonno sul prato. La scossa aveva sbriciolato i nidi, trascinandoli verso il basso con le tegole delle case. Quei tetti accartocciati su se stessi, come colpiti da un’incudine che dal cielo era piombata sulla terra, sono davanti alla Nuova Onna. Il villaggio dalle mura devastate e il villaggio di legno che profuma di acquaragia: uno di fronte all’altro, meno di cento metri. Tutto si è ricreato in poco più di cinque mesi. Un paese distrutto e rinato. Da oggi c’è un tetto per tutti: 94 case, per 300 persone.
È stata la provincia di Trento a gestire il cantiere e la Croce rossa a finanziarlo, con 5 milioni 200mila euro che arrivano da una grande «solidarietà degli italiani», sottolinea il commissario della Cri Francesco Rocca. Quarantasette edifici posti tutti su piastre anti sismiche. I 94 appartamenti sono di tre differenti dimensioni: 24 più piccoli di 45 metri quadrati, con una stanza da letto, 40 alloggi da 52 metri quadrati, con due camere, e infine i più grandi, 30 casette di 74 metri, tre stanze. La lista delle assegnazioni sarà definita nei prossimi giorni. Si tenterà di rispettare la disposizione del paese vecchio, per quanto è possibile considerando che molte famiglie non esistono più.
Tutto nella nuova Onna che guarda la vecchia è fatto di legno: anche l’asilo per 40 bambini. La piazza centrale sarà l’aiuola che circonda un albero, un piccolo acero sotto il quale la notte del terremoto 41 corpi erano stati adagiati. A Onna dicono che nel sole insolitamente violento della mattina del 6 aprile, l’ombra di quei rami era l’unica carezza per quei morti. E allora è diventato «l’albero della memoria».
«C’è molta trepidazione - racconta al Giornale Marzia Masiello, consigliera della Onlus di Onna -. Siamo in trepidante attesa... Finché non entriamo nelle case non ci crediamo!».
La tendopoli di Onna è la prima a trasformarsi in un paese vero, ma a meno di dieci chilometri c’è un cantiere che sta diventando velocemente un rione di case nuove: Bazzano. Sette edifici sono già pronti. Sono i primi condomini del progetto Case, gestito dalla Protezione civile con i fondi del governo. Saranno consegnati la prossima settimana (si sta definendo la data). Sono palazzi a tre piani, eretti su piastre anti sismiche. Protezione civile e governo contano di assegnare entro la fine di settembre appartamenti per i primi 3mila aquilani.
A Bazzano sono state completate le strutture portanti di 16 palazzine su 21. L’altro cantiere che sta procedendo con grande rapidità è Cese di Preturo. Qui sono previsti 20 edifici e per 19 la struttura e l’allacciamento degli impianti sono conclusi. Si sta lavorando ora a serramenti e finiture.

A Sassa, 12 nuovi fabbricati su 16 sono già collegati alle reti. Entro dicembre 15mila persone alloggeranno in queste case e in quelle degli altri cantieri aperti intorno all’Aquila: 19 aree, con 164 palazzi e 4500 appartamenti. Le piastre anti sismiche sono tutte completate.

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