Il Gip lascia Fini sulla graticola Resta indagato per Montecarlo

Massimo Malpica

RomaC’est Fini, anzi no. Nemmeno l’udienza per l’archiviazione dell’affaire Montecarlo andata in scena ieri a Roma è bastata a chiudere il discorso e a far sorridere il presidente della Camera. Il gip romano Carlo Figliolia si è infatti riservato di decidere sulla richiesta dei pm capitolini che avevano proposto già a ottobre scorso l’archiviazione per Gianfranco Fini e per il suo ex tesoriere, il senatore Francesco Pontone, entrambi dunque ancora indagati per truffa.
La vicenda riguarda la svendita di un appartamento a Montecarlo, che An ricevette in eredità da una militante nel 1999, e che nove anni più tardi venne venduto dal partito a una società off-shore per appena 300mila euro, meno di un terzo del valore secondo le prudenti stime ufficiali delle autorità monegasche. In quella casa, come è noto, ha finito per andarci a vivere il «cognato» di Fini, Giancarlo Tulliani.
Ieri il pm Pierfilippo Laviani, che in estate aveva aperto il fascicolo in seguito a un esposto della Destra, ha ribadito la sua richiesta di archiviazione, sostenendo la mancanza di elementi «penalmente rilevanti». Pur avendo constatato l’anomalia di una vendita a un prezzo ben al di sotto del prezzo di mercato, infatti, gli inquirenti ritengono che la questione non integri la fattispecie della truffa, ma sia semmai di competenza di un tribunale civile. Di tutt’altro avviso gli autori della denuncia, gli esponenti della Destra Marco Di Andrea e Roberto Buonasorte, che in particolare rimarcano il ruolo proprio del «cognato», Tulliani, rimasto del tutto estraneo agli accertamenti della procura di Roma. Ma ora agli atti depositati presso il gip c’è anche la documentazione giunta da Saint Lucia al ministero degli Esteri italiano, in cui si afferma che dietro lo schermo delle società off-shore, come titolare effettivo e dunque come proprietario della casa, ci sarebbe proprio il giovane fratello della compagna di Fini.
E il gip, di fatto, ha deciso di non decidere, lasciando ancora aperta la strada a qualsiasi opzione: archiviazione, rinvio a giudizio, supplemento di indagini. La riserva dovrebbe sciogliersi entro due settimane. La nuova proroga, accolta con «soddisfazione» dai due denuncianti della Destra, in ambienti politici è stata interpretata, con un pizzico di malizia, come un modo da parte della magistratura per tenere Fini ancora sotto pressione, in un momento in cui si torna a parlare di riforma della giustizia e di nuova normativa sulle intercettazioni, argomenti tanto caldi quanto cari alla magistratura. Ma al di là dei retropensieri, resta il fatto che Fini, la cui iscrizione nel registro degli indagati fu resa pubblica solo in contemporanea con la richiesta di archiviazione, non ha visto definirsi la vicenda con la celerità che sperava, e da oltre quattro mesi si ritrova nella scomoda posizione di indagato per truffa.
Come si diceva, soddisfatti gli esponenti della Destra. «C’è chi avrebbe voluto chiudere la faccenda in 24 ore - chiosa Buonasorte - e sono soddisfatto che si stia andando a fondo, poiché non è una pratica che si poteva liquidare in cinque minuti, come qualcuno sosteneva. Per noi - insiste - andava ascoltato anche il cognato di Fini, Giancarlo Tulliani». Il suo «collega» Di Andrea annuncia che la vicenda avrà di certo un seguito «in sede civile», visto che appunto anche i pm ieri hanno fatto «riferimento a un profilo di dolo civilistico».
D’altra parte, la precedente proroga chiesta dal gip Figliolia, che il 2 febbraio chiese tempo per esaminare le carte giunte dai Caraibi, fa pensare che il ruolo di Tulliani potrebbe comparire proprio in questa fase. Quei documenti, come detto, sono infatti esclusivamente incentrati sulla figura del cognato del presidente della Camera. Potrebbe arrivare un colpo di scena: Fini parte lesa di una truffa ordita dal parente.

Un’ipotesi avanzata nel ricorso contro l’archiviazione presentato dalla Destra, che però rimarca come, da molte testimonianze, sembra difficile sostenere che il leader di Fli nulla sapesse della vicenda dalla vendita in poi. Era stato il noto costruttore monegasco Luciano Garzelli, infatti, a raccontare di aver avuto indicazioni sui lavori di ristrutturazione dell’appartamento proprio da Elisabetta Tulliani, attuale compagna di Fini.

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