Quando i carabinieri arrivano sul luogo dell’incidente, il ragazzo al volante puzza di alcol che si sente a distanza di un metro. Gli chiedono se sta bene. La sua risposta è una frase sconnessa, e a fatica mette in fila quattro parole. La Peugeot che guidava si è appena schiantata su una rotonda, dopo essere carambolata contro un’auto ferma al semaforo rosso. È l’11 maggio dell’anno scorso. Claudio L., 24 anni, ha bevuto. Qualcosa di più che un bicchiere o due. Molto di più. Al Niguarda gli fanno il test dell’etilometro. E se non è un record poco ci manca: 3,46 grammi di alcol per litro di sangue. Sette volte il limite fissato per legge. Così, a distanza di un anno, finisce davanti al giudice. Che non lo manda a casa - così come aveva chiesto il pm - col minimo della pena, ossia un’ammenda da 2mila e 200 euro. Il giudice, Guido Salvini, respinge la richiesta della Procura perché «inadeguata all’inusuale gravità del caso».
Il gip, quindi, invita a riformulare la domanda di decreto penale di condanna, orientandola verso il massimo della pena: 2 anni di reclusione, e altrettanto di sospensione della patente. Il senso è chiaro. «È esperienza comune - scrive Salvini nell’ordinanza firmata ieri - che la condanna a pagare un’ammenda di alcune migliaia di euro non è percepita come gravemente afflittiva e quindi deterrente, mentre lo è in misura assai maggiore il divieto di guidare per un lungo periodo di tempo, e cioè la sanzione amministrativa accessoria». Ancora, «è da dubitare, sul piano della strategia giudiziaria, che sia davvero utile investire il giudice penale di un gran numero di processi che comportano sanzioni penali poco significative e difficilmente eseguibili, saturando gli uffici giudiziari che rischiano di non poter dare una risposta celere». Al contrario, «le sanzioni amministrative ben più temibili, quali la sospensione o la revoca della patente e anche la confisca del mezzo, potrebbero per la loro speditezza rivelarsi da sole ben più efficaci e pienamente adeguate all’obiettivo preventivo che ci si propone, anche senza la necessità di moltiplicare poco significativi processi penali». La decisione del giudice arriva all’indomani dell’ennesima notte di sangue sulle strade milanesi. Sabato, a Opera, un uomo è morto nello scontro tra due auto provocato da un 21enne che si era messo al volante dopo una serata passata a bere qualche bicchiere di troppo. Positivo al test (1,28 grammi di alcol per litro di sangue), è stato denunciato per guida in stato di ebbrezza, con ritiro della patente e sequestro dell’auto. Ma il numero degli incidenti causati da alcol e droga sono quelli di un’emergenza. «Il problema - spiega il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato - ha dimensioni allarmanti. Nel 2008, alcol e droga alla guida hanno provocato 1.284 feriti e 3 morti. E dei 13.328 incidenti con feriti rilevati dalla polizia municipale, ben 616 sono stati causati da guidatori in stato di ebbrezza. Per non parlare dei risultati degli alcol test. Nel 2008, su 4.525 controlli effettuati dai vigili, in prevalenza durante il fine settimana, 1.275 guidatori sono risultati positivi. Ovvero il 28% dei fermati. Mentre nei primi cinque mesi del 2009, a fronte di 1.270 fermati, 481 sono stati quelli trovati positivi. Con una media salita al 37%».
Dunque, «il giudice Salvini - conclude De Corato - ha perfettamente ragione a invocare contro gli automobilisti ubriachi sanzioni come la revoca definitiva della patente o la confisca dell’auto, strumenti deterrenti più incisivi rispetto alle ammende o alla sospensione temporanea della licenza di guida».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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