Politica

Giustizia, intesa Cdl-Unione sulla riforma delle procure

Accordo sulle variazioni alla legge Castelli. L’azzurro Schifani: il sì bipartisan è un successo politico del Polo

Marianna Bartoccelli

da Roma

Si tratta, si lima, si ferma tutto, ma poi i senatori dell’Unione si incontrano con quelli della Cdl, Mastella insiste sulla necessità di bloccare l’applicazione della riforma Castelli e varare alcune modifiche essenziali. Alla fine l’accordo in Senato si trova sulle norme per la riorganizzazione delle procure.
La data per il voto viene fissata a martedi prossimo, ma il clima è più disteso. La parte della riforma Castelli sulle procure rimarrà dunque in vigore, anche se con lievi modifiche e non sarà rinviata a luglio o marzo del 2007, come si vuol fare per gli altri due decreti delegati su separazione delle funzioni tra giudici e pm e illeciti disciplinari. Sempre che non si trovi un’intesa anche sul resto, visto che almeno sulla seconda questione si sta cercando un terreno comune.
L’emendamento di Antonino Caruso (An) apre subito crepe nella maggioranza. Il senatore diellino Manzione, per esempio, si dice pronto a votare con l'opposizione. Così, dopo la decisione di fermare tutto e di far slittare il voto alla prossima settimana, si riapre il confronto. Malgrado lo scetticismo dell'ex Guardasigilli Roberto Castelli («Per conto mio non c'è più spazio per una trattativa. Se qualche tentativo si è fatto è a titolo personale»), l'obiettivo viene raggiunto. Ad annunciarlo sono gli stessi Castelli e Manzione, al termine della riunione in commissione Giustizia.
Manzione spiega la procedura in caso di revoca di un'indagine ad un sostituto da parte del capo della procura: «Si procede con un percorso partecipato, con la possibilità di revoca, ma evitando di procedimentalizzarla davanti al Csm o al Procuratore generale. Se qualcuno si sente leso dal comportamento del sostituto o del procuratore capo potrà muoversi all'interno delle normali norme disciplinari e andare al Csm». Per lui, è una «pietra miliare» sul cammino delle riforme condivise. Caruso sottolinea che si tratta di una soluzione «nell'interesse di tutti i cittadini». E Castelli afferma che il Parlamento ha avuto uno «scatto di dignità e si è tolto dallo scacco della magistratura militante».
L'accordo è un «successo politico della Cdl», commenta il capogruppo di Fi Renato Schifani. «Premia la tenacia con la quale anche oggi l'Udc ha cercato l'intesa istituzionale», dice il presidente dei senatori Udc, Francesco D’Onofrio. La Ds Anna Finocchiaro replica, seccata, che si tratta piuttosto del «frutto della volontà del governo di trovare un risultato condiviso» e dunque di un successo del Parlamento. Ma sotto la Quercia Massimo Brutti avverte: «Rimangono divergenze profonde su questioni di principio tra noi e il centrodestra».
In realtà, sembra delinearsi un possibile dialogo almeno su un altro dei due decreti legislativi che il ddl Mastella vorrebbe bloccare, quello sul disciplinare. Caruso parla di «un accordo in punto di principio», dicendo che Cdl e Unione lavoreranno separatamente nei prossimi giorni e martedì ci saranno degli incontri «per trovare delle soluzioni puntuali che impediscano la sospensione del decreto e risolvano le sue criticità, indicate anche dal Csm». L’azzurro Roberto Centaro aggiunge che sul decreto per la separazione delle funzioni, invece, «continuerà l'opposizione più aspra e coerente», anche se trova positiva un’apertura fatta dal ministro Mastella in aula, sulla questione.
Mentre l’aula della Camera mette in calendario il ddl Mastella per il 23 novembre (sempre che il testo sia trasmesso dal Senato), l'Anm non si sbilancia sull'accordo raggiunto e il segretario Nello Rossi dice di aspettare i testi ufficiali. «L’accordo è una buona notizia - commenta l’ex-presidente Antonio Patrono (Mi), oggi al Csm -, ma se restasse il potere del capo di imporre comportamenti concreti ai sostituti il giudizio di merito potrebbe non essere soddisfacente».

I penalisti, intanto, proclamano nuovi scioperi dall’11 al 13 ottobre, contro la sospensione della riforma Castelli.

Commenti