Giustizia, il premier mette alla prova il Pdl sul caso Cosentino

DATE Giovedì il voto alla Camera. Intanto si lavora su processo breve e Lodo bis

RomaL’appuntamento è per dopodomani, quando la Camera affronterà il doppio voto su Nicola Cosentino, il sottosegretario all’Economia che avrebbe dovuto correre per la regione Campania e che è ora indagato per associazione camorristica. Sarà quella una giornata chiave nella lunga partita tra Silvio Berlusconi e la magistratura, durante la quale Montecitorio si esprimerà prima sulla richiesta di arresto e poi sulla meno scontata richiesta di dimissioni. Un passaggio delicato, perché più volte i cosiddetti finiani - primo fra tutti Italo Bocchino - hanno fatto presente i loro dubbi sul sottosegretario all’Economia (legati, a dire il vero, più a faide locali interne che al merito dell’inchiesta). Giovedì pomeriggio, insomma, la maggioranza dovrà dare - a scrutinio palese - quella prova di compattezza che sul fronte giustizia il Cavaliere auspica da tempo. Un segnale che nonostante i tira e molla delle ultime settimane dovrebbe arrivare senza sorprese, vista anche la lettera firmata da Fabrizio Cicchitto e lo stesso Bocchino nella quale si chiedeva ai deputati di lasciare da parte ogni «valutazione personale» e presentarsi compatti.
A quel punto, la maggioranza tornerà a concentrarsi sulle soluzioni legislative per mettere al riparo Berlusconi dall’assalto della magistratura. Tenendo aperte - ripeteva ancora ieri il premier nelle pochissime telefonate di una giornata passata per intero ad Arcore in compagnia della figlia Eleonora - tutte le strade. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano e Gianni Letta, infatti, continuano a ragionare sia sul processo breve (in discussione al Senato) che sul legittimo impedimento (che è invece alla Camera), guardando con interesse al Lodo Alfano costituzionale ipotizzato dall’Udc e mettendo le basi per una più complessiva riforma della giustizia. Senza ulteriori frizioni con Gianfranco Fini, visto che l’uscita di ieri sul processo breve era in qualche modo attesa perché anche il Quirinale avrebbe puntato il dito contro l’esclusione del reato di immigrazione. Uno dei molti paletti arrivati dal Colle, tanto che c’è chi ipotizza che il Cavaliere non sia andato alla prima della Scala per non incrociare Giorgio Napolitano. Forse un po’ troppo, anche se di certo il gelo tra i due non si è ancora sciolto.
Sul fronte giustizia, però, un ruolo decisivo potrebbe giocarlo anche l’opposizione. La convinzione che si sta facendo strada nel Cavaliere, infatti, è che non sia da escludere un qualche appoggio da parte di Pd e Udc. Perché, ragiona un ministro vicino al premier, «è chiaro che soprattutto Bersani ma anche Casini non hanno interesse ad una campagna elettorale per le regionali impostata come un referendum pro o contro il cosiddetto partito dei giudici». E le aperture di Luciano Violante e Nicola La Torre starebbero a dimostrarlo.
D’altra parte, dopo la deposizione di Gaspare Spatuzza Berlusconi è riuscito perfino a rasserenarsi tanto surreali e generiche sono state le accuse. Una circostanza che emerge anche dai suoi sondaggi riservati che il premier ha voluto comunque testare domenica, con una puntatina al centro commerciale di Arona, sul Lago Maggiore, dove è stato oltre un’ora a fare shopping e salutare passanti e commessi.

Anche per questo il premier sarebbe tentato dal partecipare a una delle due udienze del processo Mills in programma a gennaio. Per dire chiaro e tondo, davanti ai giudici ma anche davanti al Paese, che si tratta di «accuse che non stanno in piedi».

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