Politica

Giustizia a tempo di record per dare più libertà a Sofri

Sono bastate poche settimane per completare l’iter burocratico e consentire all’ex leader di Lotta continua di accettare il posto di bibliotecario offertogli dalla Normale di Pisa

Simone Innocenti

da Pisa

È già cominciata la vita fuori dal carcere per Adriano Sofri: dopo la partita di beneficenza giocata sabato a Cavriglia, l'ex leader di Lotta Continua, accompagnato dal direttore del penitenziario «Don Bosco» di Pisa, Vittorio Cerri, ieri ha fatto una breve visita alla Scuola Normale Superiore di Pisa dove stamani inizierà il suo lavoro come bibliotecario sui generis. Sempre ieri, con una celerità davvero sorprendente per i ritmi lenti della giustizia italiana, il giudice di sorveglianza di Firenze ha dato la sua autorizzazione al lavoro esterno per Sofri, che sta scontando una pena di ventidue anni per l'omicidio del commissario Luigi Calabresi.
L'ex militante di Lc, in carcere da otto anni, e che è stato di recente ammesso al beneficio di quattro giorni di libertà al mese, prenderà servizio nella biblioteca della prestigiosa università dedicandosi in particolare alla catalogazione di alcuni fondi privati, fra cui quelli di Sebastiano Timpanaro ed Eugenio Garin. Gli orari di lavoro saranno decisi in un secondo momento, ma già ora si sa che Sofri potrà lasciare l'istituto penitenziario alle 8 del mattino per farvi ritorno, al massimo, alle 20. Per recarsi al lavoro, inoltre, non sarebbero state imposte limitazioni. Sofri, infatti, potrà scegliere indifferentemente di prendere il pullman, il taxi o l'auto. L'ex leader di Lotta Continua lavorerà, tranne i festivi, dal lunedì al sabato. L'unica limitazione imposta è quella relativa al luogo di lavoro: Sofri non dovrà mai lasciare una delle quattro stanze della biblioteca della Normale. Non solo: il suo stipendio sarà versato all'istituto di pena nonostante la stipula di un normale contratto di lavoro.
Sofri da oggi potrà dunque lasciare il carcere per dodici ore al giorno, e questo grazie a un'intesa messa a punto nei mesi scorsi: la Normale di Pisa, guidata dal professor Salvatore Settis, diverse settimane fa ha fatto pervenire sul tavolo del direttore del «Don Bosco» un'offerta di lavoro per il detenuto italiano più coccolato dalla sinistra. Il direttore dell'istituto di pena, Vittorio Cerri, a sua volta, ha verificato che tutto fosse conforme alle disposizioni di legge. Dopo questo primo esame, la proposta è stata «girata» - per competenza - al magistrato di sorveglianza, che proprio ieri ha dato parere positivo.
Sofri e Ovidio Bompressi - condannati con Giorgio Pietrostefani per l'omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi avvenuto nel 1972 - sono al centro di una querelle politico-istituzionale sulla concessione della grazia, richiesta da Bompressi ma non da Sofri. Su fronti opposti sono schierati il ministro della Giustizia Roberto Castelli, contrario a controfirmare l'atto di clemenza, e il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che si è detto favorevole all'atto di clemenza verso Bompressi. L'articolo 87 della Costituzione assegna al presidente della Repubblica il potere della grazia, ma l'articolo 89 spiega che nessun atto è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti che se ne assumono la responsabilità. Il Guardasigilli, alla manifestazione della Lega Nord di domenica a Pontida, ha ribadito che non intende controfirmare il provvedimento di grazia. Ciampi ha invece presentato ricorso la settimana scorsa alla Corte Costituzionale affinché questa chiarisca se il potere di concedere la grazia sia o meno di pertinenza esclusiva del presidente della Repubblica.
L'incarico alla Normale di Pisa giunge nel momento in cui a Sofri, assistito dagli avvocati Ezio Menzione e Alessandro Gamberini, è arrivato il permesso di poter trascorrere quattro giorni al mese nella sua abitazione di Tavarnuzze (Firenze) oppure nel Pisano e nell'Aretino. È l'ordinamento penitenziario che prevede, agli articoli 61 e 61 bis, la possibilità di ottenere permessi che vengono concessi nell'ambito del programma rieducativo previsto dallo stesso ordinamento.

Dopo un quarto di pena scontata, scatta infatti automaticamente per i detenuti, se non ci sono gravi motivi ostativi, il permesso di recarsi alla propria abitazione: in questi mesi Sofri ha già usufruito di sette permessi, mostrandosi anche in pubblico.

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