«Giusto escludere gli omosex Il ministro è stato coerente»

da Roma

Per una volta Riccardo Pedrizzi dà ragione a Rosy Bindi. Giusto escludere le organizzazioni degli omosessuali dalla conferenza sulla famiglia, sbagliate le reazioni. Nel centrosinistra, secondo il presidente della consulta etico religiosa di An, c’è chi cerca di scavalcare il ministro. E non è la prima volta.
In sintonia con la Bindi?
«Noi abbiamo attaccato ogni aspetto delle sue politiche. In particolare la presentazione del disegno di legge sui Dico. Ma in questo caso è stata scavalcata dai suoi, come era già successo con l’indagine sulla famiglia della commissione Affari sociali della Camera».
Perché?
«Hanno anticipato la presentazione e il documento è stato votato solo dalla maggioranza. Una cosa mai vista prima. Le ipotesi che ho fatto sono due, o si è cercato di dimostrare che il centrosinistra ha una politica per la famiglia, cosa non vera, oppure c’è stata una competizione all’interno della maggioranza, visto che la presentazione ha anticipato la conferenza. Questa impressione si è rafforzata con le ultime critiche al ministro».
Che lei non condivide...
«Se avesse invitato le associazioni omosessuali, sarebbe stata una contraddizione. Se si tratta di un evento sulla famiglia è evidente che gli omosessuali non possono rivendicare la presenza. Possono parlare di unioni, non di famiglie».
Non è la dimostrazione che le posizioni su questo tema sono trasversali, come la partecipazione al Family day?
«Infatti noi andremo al Family day senza simboli di partito. Come responsabile famiglia di An ho diramato a tutti i coordinatori l’invito e partiranno molti pullman, ma senza bandiere perché la famiglia è un valore per tutta la società italiana. Non è nemmeno un tema che riguarda solo i cattolici, è di tutti gli italiani».
Una delle principali leve per favorire le famiglie è quella fiscale. Ritiene che il governo di centrodestra abbia fatto abbastanza?
«In questa legislatura ho presentato delle proposte di legge che mirano a istituire in Italia il Bif, cioè il “Basic incom familiare”, che consiste nella deduzione del costo di ogni figlio. È già applicato in Francia e in Germania e risponde al principio secondo il quale fare un figlio è un bene per la società e che per questo i costi non devono ricadere solo sulla famiglia. Con il governo Berlusconi stavamo andando in questa direzione. Nel secondo modulo della riforma fiscale introducemmo le deduzioni in relazione ai costi per i figli e per gli altri componenti della famiglia. Poi dovemmo fare i conti con le compatibilità di bilancio, ma il trend era ben delineato».


E questo trend secondo lei adesso si è interrotto?
«Con l’ultima Finanziaria si è tornati dalle deduzioni alle detrazioni, con il risultato che per una famiglia di due coniugi e due figli c’è stato un incremento fiscale di 130 euro, che diventano 190 con tre figli. Un aggravio che gli assegni familiari non riescono a riequilibrare. Per la prima volta nella storia più figli si fanno e più tasse si pagano».

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