Giusto finire nello stadio vuoto: il Genoa è stato solo tutto l’anno

(...) Perché il Genoa quest’anno si è salvato da solo. Perché il Genoa quest’anno è stato lasciato solo. Solo con i suoi errori e solo contro tutti. Anzi, se è stato fatto qualcosa, quel qualcosa è servito unicamente a spingere (invano) verso la serie B il Grifone. Per questo era giusto che domenica sera, gli artefici del campionato disastroso e della salvezza sofferta, tirassero un sospiro di sollievo e al limite festeggiassero anche, senza nessuno intorno. Alla fine di questo assurdo campionato, intorno al Genoa occorrerebbe soltanto sentir chiedere scusa. Invece, a parte chi l’ha già fatto, nessuno avrà l’onestà intellettuale di ammettere di aver sbagliato contribuendo a fare il male della squadra rossoblù, e come minimo a peggiorare le cose.
Enrico Preziosi ha sbagliato. E ha chiesto scusa. Ha cercato di riparare agli errori e ci ha rimesso. È finito sotto accusa e non si è tirato indietro. Si è addirittura messo in discussione. E poi? E gli altri? Scusa non lo ha chiesto innanzitutto la città. Che se n’è letteralmente fregata della situazione del Genoa. Dov’era stavolta quella sindaca che lo scorso anno faceva comunicati, invitava due squadre rivali a fare pastette per salvarne una, si prodigava per evitare che una delle due squadre lasciasse la serie A? Adesso che tutta Genova rischiava di sparire dalla massima serie calcistica, si è sentita una sola voce «istituzionale» in difesa della società? No.
Quando il Genoa e Genova sono stati messi alla berlina in mondovisione per l’inqualificabile epilogo della gara con il Siena, nessuno ha invitato i falsi moralisti a guardare anche in casa propria. Nessuno ha chiesto al presidente del Coni di indignarsi per quel che accade nella sua Roma o per gli scandali che hanno investito lo sport italiano durante la sua gestione. Quando Preziosi ha trovato la forza per una denuncia fortissima contro un certo mondo ultrà, da Genova non ha avuto una sola parola di vicinanza. Al massimo sono arrivate le precisazioni, per dire che lui aveva sbagliato questo o quell’altro. O per dire che il Ferraris è inadeguato. Scusa non l’hanno chiesto molti addetti ai lavori, che hanno iniziato a cannoneggiare sul Grifo prima ancora che iniziasse il ritiro estivo, fino al punto di esultare quando a Natale hanno creduto di aver vinto la loro personalissima battaglia con l’esonero dell’allenatore tanto inviso. Hanno ottenuto l’inizio della fine, il crollo dall’ottavo al quart’ultimo posto, ma non hanno chiesto scusa.
Soprattutto, non hanno mai chiesto scusa certi tifosi. Quelli che dovevano sostenere sempre e comunque il Grifo, e che invece hanno fatto Genoa-Siena e ferito i veri tifosi. O quelli che sputato in faccia a Palacio. Sì, a Palacio. Il calciatore che con i suoi 19 gol ha salvato il Genoa è stato preso a sputi da «genoani». Quando quest’estate se ne andrà, dopo aver rifiutato l’Inter e i suoi milioni per restare al Genoa, non si dica che è colpa di Preziosi che l’ha venduto. Perché chi gli ha sputato in faccia non ha neppure chiesto scusa. Anzi, è convinto pure di avere il merito di aver dato la «scossa». È convinto pure di essere genoano. Non hanno chiesto scusa i tifosi che mugugnavano, quelli che non gradivano la «solita» parte sinistra della classifica, quelli che inneggiavano a Ballardini e Floro Flores come fossero Guardiola e Messi, quelli che volevano Gilardino e Biondini solo finché non sono arrivati. Quelli che hanno telefonato per un anno a tutte le trasmissioni per gufare, quasi unendosi, domenica sera, alle facce dei delusi perché non era finita come loro avevano predetto. Quelli che quando non andava male, comunque trovavano e scrivevano del risvolto negativo.
Persino i giocatori hanno chiesto scusa. Certo, lo hanno fatto scegliendo il modo più sbagliato, togliendosi la maglia, per umiliarsi e mettersi alla mercé dei contestatori.

Ma lo hanno fatto. E poi si sono riscattati. I calciatori e la società sono stati lasciati soli. Era giusto che restassero soli nello stadio deserto. Non a caso, senza rompiballe intorno, hanno sempre vinto e si sono salvati. Da soli.

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