Meglio non incrociare Amedeo Nigra nell’esercizio delle sue funzioni. Per prima cosa è avvocato e giornalista, quanto di peggio vi sia in circolazione. In secondo luogo è stato comandante di un plotone assaltatori. Sotto quell’abito di taglio inappuntabile gli è rimasto appiccicato il pastrano da sottotenente del Sesto alpini, battaglione Trento di stanza a Monguelfo. Non è una supposizione: ho le prove. Nel suo ufficio di Milano, infilato fra i tomi del digesto, tiene ancora a portata di mano la «custodia tattica per uso cucito» che aveva in dotazione 40 anni fa nella caserma in alta Val Pusteria, comprendente ditale, forbici, 3 rocchetti di filo, 10 aghi e 15 bottoni, non si sa mai che gliene saltasse via uno prima d’andare in udienza: provvederebbe da solo.
Scorza dura, gli assaltatori del Sesto alpini. Dal confine con l’Austria, inverni a 25 gradi sottozero, un giorno dil uglio furono catapultati a Reggio Calabria, dove il sindacalista Ciccio Franco, al grido «Boia chi molla», aveva scatenato una rivolta popolare contro la scelta di Catanzaro quale sede della Giunta regionale. Uno dei soldati, originario di Silandro, vedendo il mare per la prima volta in vita sua, esclamò: «Quanta acqua!».
Sintetizza Nigra: «Gli assaltatori sonoquelli che muoiono sui reticolati». Ecco, vi pare che un uomo così, che nel 1995 citò in giudizio il ministero delle Poste perché il portalettere s’era ammalato e non gli recapitava la corrispondenza da dieci giorni e che nei suoi 61 anni di vita è stato anche paracadutista, fantino, guru della Rinascente per il marketing, conduttore televisivo a Telenova, autore di libri giuridico-economici controcorrente, bersagliodella satira di Beppe Grillo, vi pare, dicevo, che un uomo così potesse arretrare di fronte al sito più potente e più cliccato di Internet, quel Google che è la chiave per aprire tutte e porte, che dà lavoro a quasi 20.000persone, che fattura 22 miliardi di dollari l’anno e che genera profitti per altri 4 miliardi?
Infatti non è arretrato. E poiché le specialità dell’avvocato Nigra sono proprio queste due - profitto e marketing- l’attacco s’è concentrato su Adworks, il nuovo modello di pubblicità inventato da Google, quello che ha arricchito Larry Page e Sergey Brin, i due ex studenti della Stanford University diventati in poco meno di 12 anni i signori del Web. Collegamenti sponsorizzati (link, in gergo), quindi pagati, che appaiono sullo schermo del computer a destra oppure in alto, comunque evidenziati graficamente, quando l’internauta immette una parola chiave. Questo in teoria. Inpratica il legale milanese sospetta una commistione pubblicitaria anche nei risultati «puri» offerti dal motore di ricerca.
E ha inviato un esposto all’Autorità garante della concorrenza e del mercato nelquale chiede di «accertare il carattere commercialmente scorretto delle affermazioni contenute sulsitowww. googleitalia.com, dichiarando che lo stesso concreta un’ipotesi di pratiche commerciali scorrette e pubblicità ingannevole». L’authority presieduta da Antonio Catricalà ha aperto un procedimento. Insomma, Davide ha dichiarato guerra a Golia. Per fatto personale: a indispettire Nigra sono state le citazioni inadeguate riservate da Google ai suoi libri e ai sitichedaessi prendono il nome. Unodei quali, tanto per non lasciar dubbi sulla vocazione del professionista, s’intitola Il processo a Internet.
Vuol portare alla sbarra persino il Web?
«Si chiamava così la trasmissione che tenevo
a Telenova. M’ispiravo al Processo di Biscardi».
Che cosa le ha fatto Google di male?
«Se digitavo“marketingsociale” sul motore
di ricerca, il mio sito www.marketing-sociale.com usciva al 70˚ posto».
Embè?
«Marketing sociale è una teoria elaborata
dal qui presente Amedeo Nigra, secondo il
quale l’economia parte dal commercio.
Adamo Smith teorizzava che la sua origine
fosse nelle ore di lavoro. Ma le ore di lavoro
da dove vengono? Io sostengo che l’economia viene
dall’uomo, dalla domanda, e che
alla base di tutto c’è il desiderio.Quando va
in crisi il desiderio, si ferma
l’economia».
Ciò detto...
«Premesso che i risultati
dei motori di ricerca cambiano
in continuazione,
torniamo al momento in
cui ho redatto l’esposto.
Google sosteneva, e sostiene
tuttora, di basarsi su
grandi algoritmi, cioè formule
matematiche applicate
all’informatica, capaci
di setacciare la Rete alla
ricerca dei risultati più pertinenti.
Quindi risultati oggettivi,
imparziali. Ora non
si vede come una formula
matematica potesse mettere
al 70˚ posto un sito interamente dedicato al marketing
sociale. Tenga conto che nella sola homepage
la stringa “marketing sociale” è ripetuta40volte.
Eppure al primo posto usciva
il sito www.globalhumanitariaitalia.org,
in cui queste due parole non comparivano
mai, nemmeno una volta. Com’è possibile?».
Non saprei.
«Tenga conto che Marketing sociale è anche
una società a responsabilità limitata,
l’unica con questa denominazione, nonché una casaeditrice.
Il 4 marzo 2008 perciò
scrissi a Google Italia, corso Europa 2, Milano,
per avere spiegazioni di questa anomalia.
Da allora, fra raccomandate, telegrammi,
mail e fax, ho spedito altre 19 diffide, indirizzandole
ad Angus Jameson Kelsall, è il
nome dell’amministratore che risultava alla
Camera di commercio. Mai avuta risposta.
In compenso è accaduto un fatto molto
strano che ha rafforzato le mie perplessità e
mi ha indotto, lo scorso settembre, a rivolgermi
all’Antitrust».
Sono tutt’orecchi.
«Dopo i ripetuti solleciti, all’improvviso il
mio sito era passato dal 70˚al 6˚posto,nonostante
dovesse apparire in prima posizione
non solo per legge, ma anche per parola e
per logica. Infatti la stringa “marketing sociale”
vi ricorre complessivamente ben 78
volte. I cinque siti che mi precedevano arrivavano,
tutti insieme, appena a 25. Ma l’algoritmo
non tiene conto dei numeri?».
Sarà stato un caso. L’indicizzazione dei
siti in Google richiede tempo.
«Senta quest’altra, allora. Sono l’autore dell’unica
monografia italiana sul profitto non
solo come teoria economica ma anche come figura generale della vita.
Nel mondointero
ne sono state pubblicate tre. La mia ha
per titolo La teoria del profitto, che è anche il
nome di un mio sito nel quale il termine “profitto”
è citato 53volte. E invece in prima posizione su Google che cosa compare?
La vocedi
Wikipedia sul profitto, che al momento dei
miei accertamenti riportava questa parola
solo 66 volte».
Be’, le sarà toccato il terzo o quarto posto,
dài.
«Sbagliato! Nei primi 100 risultati www.latutela-del-profitto.com non c’è».
Che cosa ne deduce?
«Io non voglio dedurre nulla.Adesso spetta
all’authority fornire agli italiani le risposte
che Google si rifiuta di darmi. Io osservo solo che la descrizione di come funziona il motore di ricerca più consultato al mondo,
così
come la si può rinvenire nel sito di Google,è
incomprensibile e quindi commercialmente
scorretta ai sensi dell’articolo21 del codice
del consumo. In particolare Google pretende
di spiegare il proprio funzionamento
rimandando alla labirintica consultazione
di ben 47 link. Viceversa per illustrare al potenziale
clientec om’è che può farsi pubblicità a pagamento i link sono soltanto tre.
Curioso,
no?».
Morale della favola?
«Mai sentito parlare di corporate social responsibility o responsabilità sociale d’impresa?
La credibilità è un valore economico competitivo.
La risi è scaturita da una mancanza di
fiducia, non dimentichiamolo. Qui dovrei
scomodare il Vangelo secondo Giovanni».
Prego, faccia pure.
«“In principio era il Verbo”. Così è l’economia.
Essa parte dalla parola, senza la quale
non potremmo scambiare nulla. La sequenza è questa:
uomo, desideri, domanda, produzione,
commercio. Benedetto XVI nella
sua ultima enciclica ha indicato la verità come
primo elemento del progresso umano,
economia compresa. Quando manca la parola
o quando la parola non è vera, si ferma
l’economia. Il mondo
smette di comprare perché dopo Cirio,
Parmalat e
Lehman Brothers non vede verità nei contratti.
Il codice
del consumo stabilisce
che non basta non
mentire per non essere
commercialmente scorretti:
le offerte al pubblico devono
anche essere chiare,
non fuorvianti. Google è
appunto fuorviante. Si
comporta come un produttore di auto che nel libretto
d’istruzioni non illustrasse
il funzionamento di alcune
parti del motore. Ma
come, sei il più grande soggetto
del pianeta in questo
ramo e non mi spieghi chiaramente
come operi?».
Perché Google non lo farebbe?
«Per avere mani libere».
Sespettasse a lei formulare un’ipotesi di
reato, per quale propenderebbe?
«Non verità».
Non mi pare un capo d’imputazione.
«Inadempimento contrattuale. L’articolo
1176 del codice civile contempla il dovere
della diligenza nell’adempimento delle obbligazioni
inerenti all’esercizio di un’attività
professionale.Con la scusante dell’ultraterritorialità,
Internet si fa beffa di tutte le leggi.
Pensi solo a quelle sindacali. Col telelavoro
gli Stati Uniti hanno affidato agli schiavi
indianila loro informatica. Anche l’Italia dà
in appalto agli albanesi molti lavori in campo
previdenziale».
Che cos’ha capito del software di Google?
«È un bel mix di efficienza e di opportunità
commerciali».
Lei ritiene che la Rete debba soggiacere
a qualche autorità mondiale di controllo?
«No. Io credo che la via giusta sia l’autoregolamentazione:
un codice etico e un indice di
qualità. Se sgarri, ti sanziono togliendoti
punti, come per la patente. E alla fine ti sbatto
fuori dal Web».
Stiamo freschi.
«Si ricordi che tira più unagoccia di profitto
che cento paia di buoi».
Mi pareva che fosse un’altra cosa a tirare.
(Ride). «E d’altronde, senta, quale processo
vuol fare con 250 milioni di siti Internet e oltre
12 miliardi di pagine indicizzate da Google?».
Come mai in Italia non abbiamo una legge
che regoli l’intera materia? Perché il
Web deve essere una zona franca dove
tutto è consentito?
«La politica fa le leggi delle lobby che premono
per averle, non le leggi che servono. Lei
pensi solo che il leasing esiste dal 1970 ma
non è stato mai disciplinato. La Cassazione
deve ancora decidere che cos’è».
Quali azioni fino a ieri considerate delittuose non vengono di fatto perseguite se
commesse per mezzo di Internet?
«L’ingiuria e la diffamazione di sicuro».
Come può difendersi un cittadino che trova in Rete notizie false sul proprio conto o contenuti che offendono i valori in cui crede?
«Dovrebbe presentare una denuncia per diffamazione.
Tempi: dai due ai quattro anni.
E intanto la diffamazione continua».
Stiamo parlando di ragazziniche si fannori prendere col telefonino mentre salmodiano
bestemmie nelle chiese e poi
mettono i filmati su Youtube.
«I problemi sociali non dovrebbero essere
studiati solo dai giuristi, ma anche dagli
esperti di marketing. Visono due strade per
ottenere i comportamenti: la legge e l’impresa.
È la seconda, l’azienda, che crea le mode
e le culture».
Attecchiscono solo le peggiori.
«Perché il marketing è visto come il demonio.
Se creassimo la moda del bene, certe
cose non accadrebbero».
Beppe Grillo sostiene che il marketing
sociale, quest’idea dei cittadini azionisti
dell’azienda Stato, lei l’ha rubata a Lenin
e Stalin.
«Non ha letto il mio libro L’uovo di Berlusconi.
Una settimana prima di attaccarlo in un
suo show, mi ha telefonato per farsene spedire unacopia.
Ovviamente gratis, da buon genovese».
Internet ha distrutto il diritto d’autore.
«Il buon Dio ha creato l’imperfezione. Che è
perfezione, perché a ogni scoperta, e quindi
a ogni vantaggio, segue uno svantaggio».
Che cos’ha di positivo lo svantaggio?
«Crea il movimento, crea l’insoddisfazione,
e così l’uomo è continuamente portato a cercare.
In pochi anni ogni negozio Internet diventerà
un punto vendita
per tre miliardi di potenziali
clienti».
I suoi siti quanti clienti
le portano?
«Zero».
Quindi si contraddice.
«Ma io non sono un negozio».
Allora a che cosa le serve
un sito?
«Serve a me per metterci
dentro le leggi, la giurisprudenza,
gli articoli».
Non le basta averli nel
computer?
«Ma così li posso consultare
sia un ufficio che a
casa».
Il sito serve alla sua vanità,
confessi.
«L’utilità si sposa con l’edonismo. Credo
nel principio della multilateralità. Uno, nessuno
e centomila di Luigi Pirandello ne è
l’esempio sublime. Esistono tante verità
contemporanee e, fra queste, le attrazioni
involontarie.
(481. Continua)
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