Il governatore alla prova del Parlamento

Il caso Fazio deve essere chiuso con urgenza per evidenti motivi di buon funzionamento delle istituzioni. Non può farlo il governo, con azione diretta, in base alle leggi che garantiscono l'autonomia della Banca d'Italia. Non lo potrà nemmeno la Banca centrale europea. Non deve farlo la magistratura, spiegherò perché. Non dovrà riuscirci la pressione della stampa perché un problema istituzionale deve trovare sempre soluzione entro le istituzioni, cioè entro il requisito di trasparenza. Difficilmente Antonio Fazio si dimetterà spontaneamente. Chi e quale procedura, allora, potrà essere il «giusto risolutore» della questione? Qui ne proporrò una che a mio avviso meglio combina i criteri di trasparenza, velocità ed equità. Dobbiamo evitare l'erosione lenta della figura di Fazio attraverso «mobbing» da parte del governo ed azione della magistratura. Il primo implica mesi di disordine istituzionale e di annullamento di fatto del potere che regola il sistema bancario. Non mi sembra prudente lasciare un vuoto in tale settore. La seconda potrebbe creare una grave distorsione delle prerogative del mestiere di Governatore. Se è vero che Fazio è indagato per abuso d'ufficio, la cosa è ridicola oltre che precedente pericoloso. Tutti i banchieri centrali esercitano la regolazione del sistema finanziario attraverso la «moral suasion». Anzi, si può dire che l'abuso dei poteri d'ufficio è la regola del mestiere. Perché l'oggetto di ordinamento, banche ed istituzioni finanziarie, ha un potere reale tale da sfuggire a qualsiasi regolazione normale e normata. Questa, conseguentemente, deve poter essere condotta con mezzi non-normali. Per esempio, se devo convincere un grande potere finanziario a non fare una cosa che può creare distorsioni del mercato o danni alla nazione, ma che è legale o non regolato da legge, posso riuscirci solo esercitando pressioni riservate e illimitate. Che un magistrato entri in tale materia con criteri di formalismo giuridico significa, semplicemente, permettere in Italia l'anarchia finanziaria per amputazione dell'unico potere che può tenere l'ordine nel settore. Fazio deve certamente rendere conto a qualcuno del contenuto della sua «moral suasion», ma non del fatto di averla esercitata. Qui il punto: a chi deve rendere conto in una situazione dove c'è il bisogno di un chiarimento e dove le leggi non definiscono il luogo ed il modo per farlo? La risposta è una sola: il Parlamento. Questo è l'istituzione che rappresenta la nazione intera e che quindi può decidere su questioni non normate. Ed in casi straordinari può essere un luogo di giudizio. La questione Fazio è una di queste. Il Parlamento è il luogo perfetto dove egli potrà argomentare la sua visione ed ottenere una valutazione definitiva. Il Parlamento voterà a favore o contro. Nel primo caso Fazio tornerà nella pienezza sostanziale delle sue prerogative. Nel secondo dovrà prendere atto che la nazione non è d'accordo con la sua dottrina di regolazione. E se non vorrà farlo, dimettendosi, allora il governo avrà la possibilità di accendere una misura conseguente d'eccezione, rimuovendolo a forza. Questa soluzione semplifica l'oggetto a quello che in realtà è: il problema in discussione non è che Fazio abbia eseguito il suo mestiere intervenendo riservatamente nel mercato finanziario, ma lo è il contenuto dell'azione. Raccomanderò, in caso, di votare contro Fazio non perché lo ritenga cattivo, anzi, ma per il fatto che non sono d'accordo su due sue teorie: a) scaricare sul risparmio diffuso i rischi di crisi bancaria, casi Cirio, Parmalat, ecc.; b) mantenere la cosiddetta italianità delle banche. Ma è giusto che Fazio espliciti la sua visione di fronte alle Camere riunite e che queste decidano a maggioranza. In un giorno, prima possibile. Mi sembra la soluzione migliore.
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