L’Italia è di nuovo a rischio procedura di infrazione perché la Pubblica amministrazione continua a pagare in ritardo imprese e professionisti. Molto oltre i 30-60 giorni previsti, tanto da mantenere la palma di «peggior pagatore» dell’Ue. Ieri il vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani ha deciso di «avviare le pratiche necessarie per l’invio di una lettera di messa in mora» all’Italia, prima tappa dell’apertura di una procedura. Secca la risposta del premier Matteo Renzi: «È campagna elettorale».
A convincere Tajani, commissario all’Industria dell’esecutivo europeo, un incontro con il presidente dell’Ance, l’associazione dei costruttori, Paolo Buzzetti. «Mi ha consegnato una documentazione allarmante» sui ritardi dei pagamenti della Pa, ha raccontato Tajani, e «ho dato mandato ai miei servizi di avviare le pratiche necessarie per l’invio di una lettera di messa in mora all’Italia».
Oltre ai dati delle imprese di costruzione, a fare scattare la lettera è stata la risposta data dal governo italiano alla prima richiesta di chiarimenti inviata da Bruxelles. Il riferimento (si veda il Giornale del 25 marzo) è alla interpretazione della direttiva pagamenti data dal governo, che vede nel pagamento della mora (l’8% più gli interessi) una alternativa al rispetto dei termini di legge. Nel dossier presentato a Tajani, l’Ance sottolinea come nell’ 80% dei casi gli enti pubblici avrebbero i soldi per pagare ma sono bloccati dal Patto di stabilità interno. Sempre secondo l’Ance,restano ancora pagamenti arretrati di debiti per 44 miliardi di euro.
Sta al governo adesso prendere provvedimenti per sbloccare la situazione. Ieri il premier Matteo Renzi ha replicato a Tajani liquidando la decisione del commissario come «campagna elettorale». «Dal 6 giugno parte la fatturazione elettronica ed è qualcosa di epocale. A quel punto il pagamento è automatico. Se ci sono problemi si risolveranno in due mesi. Poi, se in questi due mesi Tajani deve fare la campagna elettorale, noi lo rispettiamo con il migliore in bocca al lupo».
A stretto giro, la replica di Tajani: «La campagna elettorale non c’entra niente. Forse il presidente Renzi non ricorda che è dall’inizio del mio mandato che mi batto perché le imprese siano pagate puntualmente nonostante le resistenze della burocrazia. È un mio preciso dovere, oltre che un obbligo giuridico».
Per il momento, a impegnare l’esecutivo è il Documento di economia e finanza. «Immaginiamo di presentare il Def tra martedì e i mercoledì della settimana prossima», ha annunciato il presidente del Consiglio. Nel Def ci saranno le coperture per il taglio delle imposte per i redditi più bassi. «L’operazione 80 euro», ha annunciato Renzi, arriverà nella settimana di Pasqua «così da dare il tempo di realizzare per i soggetti attuatori la possibilità di inserire nelle buste paga di maggio». In realtà secondo gli operatori servirà molto più tempo per adeguare i software gestionali.
Ieri al ministero dell’Economia il ministro Pier Carlo Padoan ha fatto il punto sul principale nodo, che sono ancora le coperture. L’intenzione è quella di recuperare tutti i decimali che separano il deficit i dal 3%. E recuperare tutti i margini concessi da Bruxelles sfruttando la flessibilità prevista in caso di peggioramento della congiuntura economica.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio domenica ha quantificato il taglio Irpef in dieci miliardi all’anno. Quindi ha smentito le voci secondo le quali il piano da 80 euro al mese sarebbe stato ridimensionato (quattro miliardi per il 2014 e sette miliardi all’anno a regime), riducendo la platea degli interessati.
Ma al ministero dell’Economia ieri, tecnici e ministro hanno ragionato anche sulle caratteristiche del taglio. Una partita ancora aperta. Ma «non faremo una roba sanguinosa, alla Tarantino, non ci sarà alcun aumento delle tasse». Parola di Renzi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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