Governo ancora in alto mare sulle coperture per gli 80 euro

Governo alle prese col Def. Ma mancano le coperture per il taglio delle imposte per i redditi più bassi

Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan
Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan

L’Italia è di nuovo a ri­schio procedura di in­frazione perché la Pub­blica amministrazione conti­nua a pagare in ritardo imprese e professionisti. Molto oltre i 30-60 giorni previsti, tanto da mantenere la palma di «peg­gior pagatore» del­l’Ue. Ieri il vicepresi­dente della Commis­sione Ue Antonio Tajani ha deciso di «avviare le pratiche necessarie per l’invio di una lettera di mes­sa in mora» all’Italia, prima tappa del­l’apertura di una pro­cedura. Secca la ri­sposta del premier Matteo Renzi: «È campagna elettora­le».

A convincere Taja­ni, commissario al­l’Industria dell’ese­cutivo europeo, un in­contro con il presi­dente dell’Ance, l’as­sociazione dei co­struttori, Paolo Buz­zetti. «Mi ha consegnato una do­cumentazione allarmante» sui ritardi dei pagamenti della Pa, ha raccontato Tajani, e «ho da­to mandato ai miei servizi di av­viare le pratiche necessarie per l’invio di una lettera di messa in mora all’Italia».

Oltre ai dati delle imprese di costruzione, a fare scattare la lettera è stata la risposta data dal governo italiano alla prima richiesta di chiarimenti inviata da Bruxelles. Il riferimento (si veda il Giornale del 25 marzo) è alla interpretazione della diret­tiva pagamenti data dal gover­no, che vede nel pagamento del­la mora (l’8% più gli interessi) una alter­nativa al rispetto dei termini di legge. Nel dossier presen­tato a Tajani, l’Ance sottolinea come nel­l’ 80% dei casi gli enti pubblici avrebbero i soldi per pagare ma sono bloccati dal Pat­to di stabilità inter­no. Sempre secondo l’Ance,restano anco­ra pagamenti arretra­ti di debiti per 44 mi­liardi di euro.

Sta al governo adesso prendere provvedimenti per sbloccare la situazio­ne. Ieri il premier Matteo Renzi ha re­plic­ato a Tajani liqui­dando la decisione del commis­sario come «campagna eletto­rale». «Dal 6 giugno parte la fat­turazione elettronica ed è qual­cosa di epocale. A quel punto il pagamento è automatico. Se ci sono problemi si risolveranno in due mesi. Poi, se in questi due mesi Tajani deve fare la campagna elettorale, noi lo ri­spettiamo con il migliore in boc­ca al lupo».

A stretto giro, la replica di Tajani: «La campagna elettora­le non c’entra niente. Forse il presidente Renzi non ricorda che è dall’inizio del mio manda­to che mi batto perché le impre­se siano pagate puntualmente nonostante le resistenze della burocrazia. È un mio preciso dovere, oltre che un obbligo giu­ridico».

Per il momento, a impegnare l’esecutivo è il Documento di economia e finanza. «Immagi­niamo di presentare il Def tra martedì e i mercoledì della setti­mana prossima», ha annuncia­to il presidente del Consiglio. Nel Def ci saranno le coperture per il taglio delle imposte per i redditi più bassi. «L’operazio­ne 80 euro», ha annunciato Ren­zi, arriverà nella settimana di Pasqua «così da dare il tempo di realizzare per i soggetti attuato­ri la possibilità di inserire nelle buste paga di maggio». In realtà secondo gli operatori servirà molto più tempo per adeguare i software gestionali.

Ieri al ministero dell’Econo­mia il min­istro Pier Carlo Pado­an ha fatto il punto sul principa­le nodo, che sono ancora le co­perture. L’intenzione è quella di recuperare tutti i decimali che separano il deficit i dal 3%. E recuperare tutti i margini con­cessi da Bruxelles sfruttando la flessibilità prevista in caso di peggioramento della congiun­tura economica.

Il sottosegretario alla presi­denza del Consiglio Graziano Delrio domenica ha quantifica­to il taglio Irpef in dieci miliardi all’anno. Quindi ha smentito le voci secondo le quali il piano da 80 euro al mese sarebbe stato ri­dimensionato (quattro miliar­di per il 2014 e sette miliardi al­l’anno a regime), riducendo la platea degli interessati.

Ma al ministero dell’Economia ieri, tecnici e ministro hanno ragio­nato anche sulle caratteristi­che del taglio. Una partita anco­ra aperta. Ma «non faremo una roba sanguinosa, alla Taranti­no, non ci sarà alcun aumento delle tasse». Parola di Renzi.

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