da Roma
Fiducia-bis al Senato sul decreto liberalizzazioni: la diciassettesima in dieci mesi. Il provvedimento scade lunedì e il governo, incapace di farlo approvare nei tempi previsti, non ha potuto che ricorrere al voto di fiducia. Palazzo Madama vota dunque il decreto praticamente senza averlo visto. «Colpa dellostruzionismo della Cdl alla Camera», accusa il papà del provvedimento, il ministro per lo Sviluppo Pierluigi Bersani. Ribatte il centrodestra: «Il testo è stato volutamente trattenuto per cinquanta giorni a Montecitorio, per giustificare lennesima fiducia al Senato, dove la maggioranza non ha i numeri - ricorda Altero Matteoli - per far approvare alcunché. E nel merito - aggiunge il capogruppo di An - il provvedimento contiene misure molto limitate: i veri santuari dei monopoli cari alla sinistra non vengono neppure sfiorati».
La fiducia è fissata intorno alle 13 di oggi. Come al solito, sarà un voto sul filo del rasoio, anche se i contestatori dellultrasinistra stavolta sembrano rientrati nei ranghi (e questo la dice lunga sulleffettivo tasso di liberalizzazione presente nel decreto): «Voterò a favore», assicura il ribelle Franco Turigliatto. Bersani assicura lala moderata del centrosinistra che «qui nessuno vuole fare lo Chavez, non si tratta di misure populiste né di piccole cose». Mentre il ministro dei Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti ammette che il governo deve fare un «uso più misurato e rigoroso» dei decreti legge.
Intanto, il viceministro dellEconomia Vincenzo Visco conferma che il governo ha intenzione di proporre un «abbattimento consistente» dellIci sulla prima casa. Visco non entra nel merito dello sgravio, che dovrebbe tradursi in una sorta di esenzione sui primi cento metri quadrati dellabitazione di residenza. «Lorientamento - spiega infatti il sottosegretario allEconomia Mario Lettieri - è quello di mettere una franchigia sulla prima casa, rapportata a cento metri quadri». La modifica al regime Ici dovrebbe essere presentata con un emendamento - o del governo o della maggioranza - al disegno di legge delega sul fisco. Non vi sarà inserita, invece, laliquota fissa del 20% sui redditi da affitto. Questa misura potrebbe essere introdotta attraverso un emendamento ad altri provvedimenti. «Vigileremo perché gli interventi su Ici prima casa e rendite da affitti non siano solo una boutade pre-elettorale», assicurano i parlamentari della Cdl.
In realtà, al governo molti stanno facendo i conti senza loste. Lettieri sostiene che gli oneri degli sgravi Ici saranno coperti dal «tesoretto» fiscale da 2,5 miliardi. Ma su quei due miliardi e mezzo hanno messo gli occhi in tanti: difficile che possano essere utilizzati solo per gli sgravi sulla casa. Il governo, rimangiandosi laumento della tassazione sulle rendite finanziarie, ha anche rinunciato ad entrate per 2 miliardi di euro. Una retromarcia che, secondo il centrodestra, rappresenta «una vittoria delle ragioni espresse dallopposizione e dal comune sentire del Paese». Ma che, allo stesso tempo, ha fatto infuriare il sindacato. Dopo le proteste del segretario cislino Raffaele Bonanni, sono giunte ieri quelle di Luigi Angeletti. «Fra noi e il governo - dice il segretario della Uil - si stanno accumulando le divergenze: fra queste, la tassazione sulle rendite finanziarie che resta al 12,50% mentre per i lavoratori il prelievo è del 33%». Cgil, Cisl e Uil hanno idee del tutto differenti sullutilizzo del «tesoretto» fiscale, anche se il taglio dellIci prima casa è una misura che va incontro anche ai lavoratori. Ancora ieri, i sindacati e la Confindustria sono stati a Palazzo Chigi per un incontro sul mercato del lavoro e gli ammortizzatori sociali. Il negoziato va avanti a rilento, e della discussione sulle pensioni non cè neppure lombra.
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