Marianna Bartoccelli
da Roma
La decisione di cambiare i vertici dellintelligence arriva senza che ci sia stata nessuna intesa con lopposizione e malgrado da giorni i vertici del Copaco, commissione di controllo dei servizi, presieduto dallazzurro Claudio Scajola, si dicessero certi che le nomine sarebbero state allordine del giorno un attimo dopo la presentazione della relazione sulla vicenda Abu Omar alle Camere. Lo stesso ministro degli Esteri, Massimo DAlema sembra volesse frenare e sino a poco prima della riunione del Consiglio dei ministri continuava a ripetere: «Con calma, il cambio (dei vertici) ci sarà, ma con calma». Il Consiglio dei ministri, dopo una breve riunione del Ciis, Comitato interministeriale per linformazione e la sicurezza, ha invece deciso ugualmente il cambio simultaneo di tutte e tre i vertici, anche se lo stesso Mario Mori, direttore del Sisde, aveva sollecitato di separare la sua fuoriuscita da quella di Nicolò Pollari, per evitare di venire assimilato a unipotesi di epurazione. Che per la verità non cè stata neanche per il direttore del Sismi, a cui è stato garantito un «nuovo incarico speciale alle dipendenze del presidente del Consiglio dei ministri». Al suo posto di capo dei servizi segreti militari andrà lammiraglio Bruno Branciforte, attualmente responsabile della squadra navale della Marina militare. A sostituire Mori al Sisde (struttura del ministero degli Interni) è stato designato Franco Gabrielli, attualmente direttore della divisione antiterrorismo della polizia di prevenzione. La responsabilità del Cesis, il comitato di coordinamento dei servizi, alle strette dipendenze della presidenza del Consiglio, va a Giuseppe Cucchi, molto legato al ministro Parisi di cui è consigliere militare.
Una decisione, quella di ieri, assunta in fretta dopo la fuga di notizie della relazione del vicepresidente del Copaco, il diessino Massimo Brutti, che criticava fortemente Pollari e il governo che perdeva tempo nel rimuoverlo dallincarico. Forse per stoppare ulteriori polemiche ma soprattutto perché il Consiglio dei ministri è riuscito a trovare il punto di mediazione tra le esigenze dei due ministri interessati Amato e Parisi e dello stesso Romano Prodi, le nomine dei tre vertici dellintelligence italiana sono state decise anche se Massimo DAlema avrebbe preferito una soluzione più radicale. Prima la riforma e poi le nomine. Come aveva già dichiarato il suo uomo al Copaco, Massimo Brutti. «Nomi scelti fuori da cordate e giochi politici», è stato il commento soddisfatto del premier. Mentre per molti nel centrodestra, pur sottolineando il valore delle persone nominate, il governo Prodi ha compiuto «un nuovo atto di arroganza politica», sottolinea Renato Schifani di Fi, che contesta il modo unilaterale di procedere alle nomine. Metodo criticato anche da Enrico Boselli della Rosa nel pugno che condivide «la critica sulla mancata consultazione dell'opposizione». E mette in guardia i suoi alleati dai pericoli di «instaurare prassi di decisioni del governo in solitudine».
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