Il governo vuol mettere il loden alla tivù di Stato

Inizia il totonomine per il nuovo direttore generale. Claudio Cappon in pole position

Il governo vuol mettere il loden alla tivù di Stato

Roma - Il terremoto Celentano ha terremotato i già pericolanti vertici della Rai, convincendo Monti, Passera e il viceministro Grilli (delegato alle faccende Rai) ad accelerare i tempi per il cambio di governance, termine elegante che significa il siluramento dell’attuale cda, incluso il presidente Garimberti e il direttore generale Lorenza Lei. Il governo nell’ultimo incontro con i vertici di Viale Mazzini ha chiesto che il bilancio venga chiuso entro la fine di aprile, meglio se entro il 31 marzo, per dare il via libera al nuovo consiglio di amministrazione. L’orientamento di Monti è infatti di non prorogare il consiglio e di non aspettare nemmeno una riforma organica del sistema Rai, ma di procedere entro la primavera alla designazione di una Rai più tecnica e meno politica.
Il che significa un Cda di professionisti slegati dai partiti, anche se la nomina dovrà passare per la Vigilanza Rai, che è composta da parlamentari. Il direttore generale a cui pensa il governo, al momento, non sarebbe un esterno (si sono fatti i nomi di Franco Bernabè, ad Telecom, e di Francesco Caio, ad di Avio) ma un uomo Rai, Claudio Cappon, capo di RaiWorld. Per tre motivi. Primo, Cappon ha già fatto il direttore generale per due volte, nel 2001 e nel 2006. Secondo, è sponsorizzato da Passera, con cui è in ottimi rapporti personali. Terzo (e forse più importante), non aggiungerebbe uno stipendio da direttore generale in più, visto che lo ha già, circa 650mila euro all’anno.
Il congelamento dell’attuale Cda, delegato all’amministrazione ordinaria, dovrebbe di conseguenza congelare anche i cambi di poltrona che qualcuno ha in mente, come lo spostamento di Mauro Mazza, attuale direttore di RaiUno, ad altro incarico dopo il caos Sanremo. Il consiglio si è riunito nel pomeriggio anche per valutare la questione RaiUno, dopo che Mazza ha inviato una lettera di spiegazioni dell’accaduto («il contratto di Celentano, firmato da altri, consente all’artista la massima libertà di espressione e non contempla la possibilità che i testi dei suoi interventi siano sottoposti al vaglio preventivo di chicchessia», «mi sono scusato con Famiglia Cristiana e Avvenire», il blocco del voto è stata colpa della società che ha l’appalto) ritenuta però insufficiente dal Cda, che ha rinviato a settimana prossima l’analisi a freddo del caso Sanremo.
E i partiti? Accetteranno di essere lasciati fuori dalla Rai? Tutti dicono di volerlo, a partire dal Pd di Bersani (che ora ha due consiglieri suoi) che annuncia: se il governo proporrà solo un abbellimento del cda Rai, il Pd resterà fuori. Udc e Idv chiedono un commissariamento dell’azienda. Di Pietro «È arrivato il momento di voltare pagina: bisogna commissariare i dirigenti Rai», così anche Enzo Carra (Udc): «Da tempo, ormai, chiediamo al governo di intervenire anche con un commissariamento» (però Roberto Rao, capogruppo Udc in Vigilanza, non invoca un commissariamento ma «una discussione in Parlamento» sulle proposte di riforma della governance Rai che arriveranno dal governo). Anche il Pdl frena gli ardori: «Celentano non può essere usato come pretesto per altre operazioni perché in quel caso saremmo di fronte a mistificazioni davvero inaccettabili», dice il capogruppo Cicchitto. Il Parlamento sarà protagonista» aggiunge Maurizio Gasparri. «Mi devono spiegare come si pensi di intervenire con un provvedimento che dovrebbe essere fatto entro marzo-aprile - commenta il pidiellino Giorgio Lainati, vicepresidente della Vigilanza Rai. O fanno un disegno di legge che può metterci parecchio tempo, oppure un decreto che però dovrebbe avere un accordo blindato coi partiti. In realtà queste pressioni del Pd e dei finiani fanno capire quanto siano interessati ad avere poltrone nella Rai».

Il Cda attuale scade il 28 marzo, ma potrebbe rimanere in carica per una trentina di giorni per varare, come si diceva, il bilancio 2011. Dopodiché una soluzione tampone, con la nomina di un Cda di professori, in attesa di una riforma vera della Rai, è la prospettiva più plausibile.

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