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Il governo vuol statalizzare il lavoro privato dei medici

Pronta la norma che obbligherà le Regioni a gestire tutte le visite La denuncia del responsabile Sanità di Forza Italia, Di Virgilio

Il governo vuol statalizzare il lavoro privato dei medici

da Roma

I medici ospedalieri potranno continuare a visitare i pazienti privatamente. Anche nei loro studi professionali se non saranno messi a disposizione altri spazi. Ma sarà l’azienda pubblica dalla quale dipendono a gestire direttamente il lavoro svolto al di fuori delle mura delle strutture sanitarie: prenotazioni, incassi e tributi insomma saranno amministrati dalle Regioni.
Questa la soluzione dell’insolubile problema dell’esercizio della libera professione per i medici dipendenti del servizio pubblico e dunque tenuti all’esclusività uscita dal cappello del sottosegretario alla Sanità, Serafino Zucchelli, ex segretario generale dell’Anaao Assomed. Zucchelli, che assicura il pieno accordo col ministro della Salute, Livia Turco, intende così venire incontro alle preoccupazioni della categoria sul piede di guerra in vista della scadenza del decreto che consente l’intramoenia allargata. Ovvero l’esercizio della libera professione anche negli studi e nelle cliniche private. Il decreto già più volte rinnovato scade il 31 luglio prossimo e il ministro aveva promesso: non ci saranno altre proroghe. Una situazione di incertezza insostenibile per i circa centomila camici bianchi del settore pubblico, che avevano infatti già annunciato lo sciopero contro il governo per il prossimo 4 maggio.
In vista di questa scadenza e per ribadire che il diritto all’esercizio della libera professione è inalienabile il dipartimento Sanità di Forza Italia ha indetto un convegno organizzato da Domenico Di Virgilio, responsabile per la sanità e capogruppo azzurro in commissione Affari Sociali alla Camera. Presenti anche i sindacati medici come Carlo Lusenti, Anaao, e Giuseppe Garraffo, Cisl, Giuseppe Ricciardi. Cimo.
E proprio durante questo convegno Zucchelli ha deciso di dare l’annuncio del provvedimento allo studio del governo. «Il 31 luglio è vicino ma sole poche regioni hanno aziende sanitarie attrezzate con spazi adeguati all’esercizio dell’intramoenia - spiega il sottosegretario -. Dato che è impensabile che si faccia in pochi mesi quello che non si è fatto negli anni e che non vogliamo procedere a una semplice proroga abbiamo trovato una strada alternativa». In sostanza, prosegue Zucchelli, «dopo il 31 luglio scatterà l’obbligo della gestione diretta del fenomeno da parte delle Regioni che dovranno trovare spazi adeguati: che li affittino, che le convenzionino. A noi non interessa». Al governo interessa soltanto che sia l’amministrazione pubblica a gestire il processo, ovvero prenotazioni, riscossione e pagamento delle tasse in piena trasparenza.
Si tratta di una proposta «gattopardiana» secondo l’azzurro Giuseppe Palumbo. «Si cambia tutto per non cambiare nulla. Prima si dice no alla proroga poi lo stesso Zucchelli promette che saranno dati tempi ragionevoli, un anno, due, alle Regioni, per l'attuazione della norma, ovvero in pratica una proroga», osserva Palumbo che sottolinea pure quella che è «una novità assoluta: alle Regioni e alle Asl saranno demandate l'organizzazione e il controllo degli ambulatori privati dei medici mentre rimarranno a carico del medico le spese di gestione per la struttura».

Per Di Virgilio «la proroga per l’intramoenia allargata per i medici è una strada da seguire, non ci sono al momento altre possibilità».

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