Grandi manovre nel Pdl: per rilanciare il partito spunta l’ipotesi Alfano

Roma«Devo farvi un importante annuncio. Volete sapere quale sarà il nuovo nome del partito?». Quando giovedì sera Berlusconi si alza in piedi per brindare ai 40 anni della Biancofiore, tra i moltissimi parlamentari presenti cala un silenzio tombale. Qualche secondo di suspance e il Cavaliere rompe gli indugi: «Si chiamerà Forza gnocca!». La risata che ne segue è quasi liberatoria, un po’ per la battuta in sé un po’ perché sono in molti a sapere che il premier è deciso a dare una netta accelerata al restyling del Pdl. E l’attesa per la rivoluzione che incombe è tanta. L’idea gli ronza in testa da tempo, ma dopo l’esplosione dell’affaire Ruby Berlusconi avrebbe deciso di accelerare. Insomma, il nuovo nome potrebbe arrivare davvero a breve, come pure è attesa prima delle amministrative una nuova organizzazione dei vertici di via dell’Umiltà.
D’altra parte, sono quattro giorni che nei diversi consigli di guerra che si susseguono senza sosta a Palazzo Grazioli si gioca ormai su tutti i tavoli. Sul punto, infatti, il Cavaliere è stato chiaro: siamo all’assalto finale e voglio una reazione a 360 gradi, non solo sul piano giudiziario ma anche su quello politico. Che va ovviamente declinato secondo diverse sfumature: rimpasto di governo, allargamento della maggioranza, rilancio dei provvedimenti rimasti fermi in questi mesi, campagna elettorale per le amministrative (e forse non solo quelle). E, ovviamente, una bella rimessa in sesto al partito. D’altra parte, rischia di essere proprio via dell’Umiltà lo snodo fondamentale di molte delle partite che si giocheranno nei prossimi mesi, da quella elettorale a quella dell’eventuale mobilitazione della piazza contro la toghe politicizzate.
Ecco perché negli ultimi giorni il capo del governo non s’è limitato a compulsare pagine e pagine di intercettazioni appiccicando post it in ogni dove ma ha pure visionato decine di bozzetti di quello che dovrebbe essere il nuovo simbolo del partito. Le opzioni pare si siano di molto ristrette, mentre sul nuovo nome sembra che il premier qualche dubbio se lo porti ancora dietro. Più convinto, invece, della necessità di passare a breve a un coordinatore unico che sostituisca l’attuale triumvirato. Non per demeriti di Verdini, La Russa o Bondi. Anzi, sul punto il Cavaliere non ha manifestato alcuna perplessità. Sente, però, che è arrivato il momento di rilanciare il partito affidandolo a un volto giovane che dia l’idea di un vero e proprio ricambio generazionale. Un quarantenne capace, che sappia tenere testa davanti alla telecamere e nei talk show più accesi e che possa rappresentare l’ala dei moderati. E cioè Angelino Alfano. Uno scenario, questo, che il premier ha ipotizzato nelle ultime 48 ore solo con alcuni dei suoi più stretti collaboratori. Vedremo solo con le prossime settimane se rimarrà nel campo delle ipotesi.
Nel frattempo a via dell’Umiltà continua il tira e molla sulla possibilità di scendere in piazza per «difendere il premier dalla giustizia politicizzata». Se in mattinata il vicecapogruppo al Senato Quagliariello sembra sposare l’iniziativa «perché la politica non può ridursi ad una spiata dal buco della serratura», qualche ora dopo è La Russa a frenare decisamente spiegando che «quella della manifestazione» a febbraio «non è niente più che un ipotesi». In mezzo, pare ci sia stata una chiacchierata tra Gianni Letta e il ministro della Difesa.

Con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio a farsi ambasciatore delle preoccupazioni del Quirinale. Che dopo aver fatto valere la sua moral suasion prima del discorso al Senato ieri si sarebbe ripetuto invitando Palazzo Chigi ad evitare ulteriori strappi.

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