"Grazie all’Isola sono l’idiota del villaggio globale"

Aldo Busi: "La Rai mi ha chiamato pensando di addomesticarmi, ma io non cambio le mie idee". Dopo la parziale retromarcia, ribadisce le critiche al Vaticano

"Grazie all’Isola sono l’idiota del villaggio globale"

Montichiari - La sua casa la individui subito quando arrivi nel centro di Montichiari. Tra le antiche corti color ocra, si staglia una palazzina dai muri bianchi e color glicine. Aldo Busi è tornato da appena due giorni nel suo eremo bresciano dove è nato e dove mantiene la residenza fiscale. Quel viola contrasta con il resto del paese come lui contrasta con il resto dei compaesani, con il resto degli italiani, con il resto degli scrittori, con il resto del mondo. Lì, nel bar all’angolo frequentato solo da nonnetti che giocano a carte, un pensionato dice al compagno di bevute: «Te ghe sentì quel mat de Busi che ga dit che il Papa le riciun?».

Il viola dei fiori ti accoglie anche sui gradini dell’ingresso, nel salone pieno di libri e nella cucina dove ribolle la verdura come in un tinello di una qualunque casalinga. Bisogna recuperare le energie, a forza di zuppe, dopo un mese di Isola dei famosi e dieci chili in meno. Però, Busi ha un bell’aspetto, è pure abbronzato.

«Ah sì, mi prende in giro? Ma lo sa che abbiamo rischiato di morire ben due volte? Prima quando ci hanno fatto buttare dall’elicottero in un metro d’acqua. Poi di notte, su un barcone, che si stava per rovesciare: potevamo finire in tre in pasto ai coccodrilli». Così avrebbe potuto esaudire il suo desiderio di chiudere con la vita, come ha dichiarato in un’intervista, visto che secondo lei quest’Italia fa così schifo che non vale più la pena di combattere. «Scelgo io quando chiudere la mia vita, non lo decide una casa di produzione che deve assicurare massima sicurezza. Questa location l’hanno completamente sbagliata: hanno fatto un sopralluogo a ottobre, poi a novembre è arrivato un tornado e quelle due isole si sono trasformate in un paesaggio da Hiroshima, ma loro o non lo sapevano o hanno fatto finta di niente».

Busi racconta queste disavventure con grande calma, mentre beve il caffelatte con i biscotti, un’immagine molto diversa rispetto a quei minuti concitati in cui ha abbandonato il reality. Gli ricordiamo che, alla fine, è riuscito a raccontare alcune delle cose che voleva dire, a litigare con la maggior parte dei compagni, ad andarsene con un colpo di teatro, non prima di aver definito «omosessuale represso e quindi omofobo» il Papa, tiranno Berlusconi e inesistente la sinistra. «Vede, la televisione è lo specchio dell’Italia di oggi, in cui l’agenda politica viene dettata dal Vaticano, in cui vige una morale sessuale repressiva, dove la Chiesa non si è liberata dell’omofobia e mette al centro dell’umano l’elastico delle mutande per sviare i cittadini dal rischio di ripristinare lo Stato etico». Dunque, insiste, nonostante la Ventura abbia letto una sua precisazione sul fatto che non si riferiva a questo Papa quando parlava di omosessualità... «Quella lettera l’ho scritta per evitare ritorsioni contro il reality e contro la casa di produzione. Nella vita a volte bisogna fare compromessi, dettati dalla generosità e non per un fine proprio, per non creare problemi agli altri. Comunque se avessi saputo che questo Papa stava per pronunciare quell’insoddisfacente mea culpa della Chiesa cattolica sulla pedofilia, mi sarei risparmiato quell’attacco, avrei esercitato la pietas che si deve tributare a un perdente». Sembrava una ritrattazione, per poter di nuovo tornare in Rai. «Le sembra che uno come me abbia bisogno della Rai? Sono loro che hanno bisogno di me, almeno in questo momento. Io sono disposto a tornare in studio all’Isola solo perché me l’ha chiesto Simona Ventura che, per riavermi, ha fatto un cambio di rotta ammirevole: da gattona mielosa a tigre con gli artigli affilati». Almeno la Ventura non è ipocrita come i vertici Rai che l’hanno mandata sull’Isola sapendo che lei è un guastatore per poi bandirla quando l’ha fatto. «Infatti nel mio contratto avevo fatto togliere la clausola che mi impediva di parlare contro la morale comune e contro la religione». Ma come? Si era detto che il giornalista del Corriere che aveva raccolto la sua intervista prima della partenza avesse mal interpretato. «Aveva capito benissimo, io non cambio le mie idee mai, figuriamoci per partecipare a un reality, ma non si può assimilare il parlare politicamente della religione con l’indiscriminato diritto al vituperio». Lei è stato anche accusato di apologia della pedofilia e di aver danneggiato la lotta per le adozioni dei bambini. «Stupidaggini, ho pronto 15 querele per quegli idioti in cattiva fede che denunciano tutto di se stessi senza dire nulla di me. Dovrebbero leggere tutti il mio primo romanzo, Seminario sulla gioventù, così i loro figli potrebbero crescere liberi da tutte quelle imposizioni amorali e sessuofobiche che hanno devastato la vita dei loro genitori. E per quanto riguarda le adozioni, era evidente anche al più psicolabile che mi riferivo al figlio di Renato Zero, che è stato adottato a trent’anni». A qualcosa quest’Isola le sarà pur servita, almeno a mostrare l’ignoranza degli italiani. «Ma io non penso che gli italiani siano così beceramente sprovveduti come i concorrenti di quel reality, dove si è concentrato un numero spropositato di psicopatici. L’Isola è come il panem et circenses dei cristiani dati in pasto ai leoni: la gente vuole il sangue, vuole vedere dei vip che si scannano per una noce di cocco. Prendete Claudia Galanti: mi ha raccontato cose incredibili, a telecamera spenta. “Questi qua, vengono a cercare sesso da me, ma mica sono uomini, gli uomini veri provvedono ai bisogni e ai capricci delle donne: almeno andassero a pescare e mi portassero un bel barracuda, avrei qualche motivo per concedermi...”».

Insomma, Busi, lei resta un poeta maledetto o, come ha scritto il nostro Giordano Bruno Guerri, a un certo punto indossa i panni del «furbo» come fanno molti italiani? «Ma furbo sarà lui, che ha fatto del rincorrere i potenti il suo hobby preferito. Vada lui un po’ in guerra, io ho lottato tutta la vita, fin da quando ero bambino.

Prima ero l’idiota del paese, ora almeno sono l’idiota del villaggio globale». Un consiglio per risollevare la politica italiana dalle sabbie mobili in cui secondo lei si trova? «Meglio un uomo oggi che un trans stanotte».

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