La Grecia va sotto esame ma non convince i mercati

L’accordo di compromesso raggiunto a fatica la scorsa settimana dall’Europa sugli aiuti finanziari alla Grecia sta facendo rifiatare l’euro (1,3471 dollari ieri), ma non ha di colpo cancellato la diffidenza dei mercati. I dubbi infatti restano: sia sull’efficacia, sia sull’attuazione delle misure draconiane decise da Atene per rimettere in sesto i propri conti. E queste perplessità continuano a riflettersi sui costi che il Paese ellenico deve sostenere per rifinanziarsi.
La conferma è arrivata ieri dall’emissione di sirtaki-bond a sette anni, il primo vero test per il governo Papandreu dopo l’intesa sottoscritta dai 16 sugli aiuti finanziari. Rispetto ai cinque miliardi di euro dell’offerta, la risposta è stata tiepida, con domande attorno ai sette miliardi. Ben diversa era stato l’interesse riservato ai titoli decennali emessi lo scorso 4 marzo (richieste di 5 volte superiori all’ammontare del collocamento), anche se gli esperti fanno notare che proprio la durata dei nuovi bond potrebbe aver limitato l’appetito degli investitori. Il problema vero è però legato all’interesse pagato. Il 5,90% proposto è sì inferiore al 6,30% del decennale messo all’asta a inizio mese, ma corrisponde a 310 punti sopra il parametro di riferimento del mid swap ed è 334 punti sopra il Bund settennale tedesco. Tanto per avere un’idea della forbice, l’analogo titolo italiano ha uno spread di appena 45 punti rispetto al Bund. E meglio sono messe anche Spagna (61) e Portogallo (114), cioè due tra i Paesi per cui si teme l’estensione della sindrome greca.
Insomma, il differenziale segnala ancora a chiare lettere un elevato rischio-Paese. Nelle scorse settimane Atene si era più volte detta preoccupata per gli elevati rendimenti che è costretta a pagare per rifinanziare il debito, che prevede scadenze di circa 20 miliardi entro la fine di maggio. Gli analisti, tuttavia, invitano a non esagerare con il pessimismo: gli effetti del piano di aiuti deciso da Eurolandia, dicono, si potrebbero manifestare nel lungo periodo. Soprattutto se Atene non lancerà l’sos. «Se i greci ce lo chiederanno noi saremo disponibili, ma c’è speranza che non avranno bisogno del nostro aiuto», ha spiegato ieri il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn. Il numero uno del Fmi non ha poi risparmiato una frecciata al Vecchio continente: «La crisi greca ha dimostrato che la leadearship europea non è abbastanza forte in questa fase». Secondo Strauss-Khan, che sarà il diretto rivale di Nicolas Sarkozy nella corsa alle presidenziali del 2012, l’Europa deve agire su tre fronti.

Il primo riguarda il rafforzamento e l’integrazione comunitaria su prevenzione, gestione e soluzione delle crisi. Il secondo il maggiore coordinamento tra i Paesi membri sulle politiche economiche. Infine, bisogna ridare impulso alle misure che puntano a rafforzare la crescita e ad aumentare l’occupazione.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica