«Grido d’amore», vita di Edith Piaf

Pièce ispirata alla donna amata da Jean Cocteau, sul palco fisarmonica, violino e una chitarra

Una scena notturna, un luogo quieto, calmo, apparentemente deserto. Un personaggio vi entra di soppiatto. Ha un mazzo di fiori in mano. Si dirige verso un punto che non conosce, ma che sa dov'è. È un improbabile viaggiatore, forse un vagabondo. Racconta storie, racconta di destini incrociati e ascolti lontani, rivive antiche passioni, magari non sue. Ad accompagnarlo una piccola orchestrina di strada: una fisarmonica, un violino, una chitarra e alcune delle canzoni che resero celebre Edith Gassion, meglio conosciuta come Edith Piaf. Una donna che ha riversato nella voce la febbre di una vita difficile, spezzata da alti e bassi, colma di generosità, di allegria, di disperazione. Una donna che ha avuto incontri, scontri, che è stata ispirata e che ha ispirato. Una donna legata a passioni brevissime e ad amicizie di una vita, come quella con Jean Cocteau che scrisse per lei il monologo Le bel indifférent e che non l'abbandonò mai, sino al punto di morire nello stesso giorno. Di lei disse: «Non ho mai conosciuto una persona meno parsimoniosa con la propria anima. La sperperava, ne gettava l'oro dalle finestre».
Grido d'amore. Edith Piaf
teatro Libero via Savona 10
fino a martedì
Info 02-83.

23.126

Commenti