Cronache

Il Grifone ora non sembri un coniglio

Il Grifone ora non sembri un coniglio

Pensatela come volete e mettetela come volete, resta il fatto che per una squadra che ambisce a concludere il campionato di serie B al secondo posto in scia della Juve sono troppe 8 partite perse (a petto delle 2 della Juve, le 3 del Napoli e le 4 del Mantova) su 28 disputate, sono troppi 33 gol subiti (contro i 18, 20 e 19 dei tre club citati), sono troppi - e ci aggiungo «soprattutto» - 7 incontri persi (contro i 2, 3 e 3 del trio preso a parametro) su 15 trasferte effettuate.
Dico e ripeto «soprattutto», a proposito delle partite fuori casa, perché si è purtroppo progressivamente fatta largo negli ospitanti la convinzione che quel che si mette in viaggio non sia per vero un Grifone rampante che merita rispetto ma un tenero coniglietto di cui poter disporre con discreta facilità. Condizione obiettivamente inquietante per il complesso di Gasperini in vista dei 6 ulteriori impegni da onorare lontano dal Ferraris. A cominciare da quello in programma domenica a Crotone, contro una squadra che sta lottando con le unghie e coi denti per salvare la pelle e per fortuna ha appena messo sotto il Napoli. E scrivo fortuna per due motivi. Il primo: perdendo il Genoa, guai se non avesse perso anche il Napoli potenziale diretto concorrente del Grifone. Il secondo: è arduo vincere due partite casalinghe in fila per uno squadrone e dunque figurarsi per un Crotone...
Anche la psicologia, in un campionato equilibrato e sfiancante come questo, ha notevole importanza. Tanto per dire, mentre gli avversari di turno ospitando il Grifone restano umilmente ligi al sano principio del «primo non prenderle» e tanto meglio per loro se poi ci mettono il di più armandosi di coraggio, paradossalmente più il Gasperini viaggiatore si dimostra intemerato più il Grifone si trasforma nell'agnello sacrificale che finisce ingenuamente per offrirsi al tagliente contropiede dei dirimpettai. La tipologia delle sconfitte subite a Rimini, Piacenza e Arezzo, dopo l'accorta e corposa esibizione del San Paolo, stanno purtroppo lì a dimostrarlo.
Domanda: dove sarebbe oggi il Genoa se invece di 8 avesse perso «solo» 4 partite come il Mantova? E non ditemi che con atteggiamento tattico più realistico non sarebbe riuscito nella titanica impresa di strappare 4 pari! Risposta: anziché a 3 punti dal Napoli sarebbe secondo con un punto di vantaggio.
D'altronde vedete: è vero che con la vittoria da 3 punti il pareggio ha drasticamente perso «appeal», ma è altrettanto vero che sul piano pratico i pareggi continuano a fare classifica. Per referenze, chiedere ai pragmatici allenatori del Napoli (13), Rimini (10) e Mantova (14). Per tacere del dragamine Albinoleffe di Mondonico che nella sua estrema modestia dicendo 15 si trova a soli 7 punti dalla corazzata Grifone...
Intanto, dopo la bruttura anti-Cagliari si è felicemente rivista, ospite il Palermo, la Sampdoria che gioca gagliardamente al calcio. In ordine a Quagliarella è ormai superfluo ribadire che la Sampdoria deve salvarlo e basta, e farne il vessillifero per almeno un altro paio di stagioni. Del fondamentale Palombo si sa tutto, ed è stato un piacere riscontrare l'aiuto che hanno saputo offrirgli i garretti, i cuori e i polmoni di Delvecchio e Parola, Maggio e Pieri. Per il resto, peccato per Falcone punito per eccesso, ma in coppia con Accardi (che al pari di Pieri che ha permesso il comodo cross dal fondo è incappato in un unico errore facendosi fregare dal prestigioso anticipo di testa di Cavani) si è rivisto un buon Sala. E incoraggianti segni di ripresa sono venuti da Bonazzoli, al quale la pausa azzurra non può far che bene, cosiccome a Bazzani e al recuperando Volpi.
Una volta di più, Novellino è riuscito a trasmettere ai discepoli tutto lo spirto guerrier ch'entro gli rugge. Ripeto: un allenatore e un aziendalista così, fossi Garrone io non lo mollerei.

Semmai mettendogli a disposizione le 3 o 4 pedine giuste per dare continuità al suo gioco e renderlo spettacolare.

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