da Roma
Quando si presenta un grande film l'uso prevede che, a dimostrazione della sua qualità, si elenchino dati da capogiro e numeri formato kolossal. Ma la qualità di Guerra e pace - titanica fiction coprodotta da Lux Vide e Raifiction, con tre anni di lavoro e cinque mesi di riprese - non sta solo nel fasto dell'allestimento (pure grandioso) e nella magniloquenza produttiva (rara, per un film tv). Il successo della prima trasposizione tv del capolavoro di Lev Tolstoj - presentata ieri tra gli applausi, in prima mondiale al RomaFictionFest - sta soprattutto in una parola. Fedeltà. Al testo originale come al suo spirito. «Quando proponemmo ai produttori francesi, tedeschi, spagnoli, polacchi e russi di ridurre le millesettecento pagine del libro a sette ore d'immagini, la reazione fu di terrore puro - ricorda Agostino Saccà, di Raifiction -. Soprattutto coinvolgere i russi nella riduzione italiana di uno dei fondamenti della cultura russa, era una vera sfida». Ma l'asso nella manica stava proprio nel mezzo televisivo - «che più del cinema consentiva di distendere il racconto nel numero necessario di ore» - e soprattutto in colui cui spettava l'improbo compito della riduzione. Enrico Medioli, già mitico sceneggiatore di Visconti e Leone. «Come ci sono riuscito? Cercando di essere infedelmente fedele - sintetizza lui -. Cioè conservando quanto più possibile del romanzo; ma anche - non sembri presuntuoso - aggiungendo qualcosa».
Il risultato è un racconto-fiume, quattro puntate su Raiuno tra ottobre e novembre - ma i russi propongono di mandarlo in onda lo stesso giorno in tutti e sei i paesi - che nell'intrecciarsi delle vicende di Natasha (l'innocente e maliziosa Clemence Poésy), del principe Andrei (un intenso Alessio Boni) e di Pierre (il fervido Alexander Beyer) compongono sullo sfondo delle guerre napoleoniche «un vero affresco della vita umana - come osserva il presidente della Lux, Ettore Bernabei - Compreso tutto ciò che la vita propone. Fasi luminose e oscure, amore e guerra, problemi sociali e aneliti spirituali». A parte comici contrattempi, come quello di girare la ritirata di Russia «con la neve finta - racconta il produttore Luca Bernabei - visto che abbiamo avuto l'inverno più caldo degli ultimi 140 anni», ciascuno dei numerosi interpreti del film, fra cui Violante Placido, Andrea Giordana, Valentina Cervi, Toni Bertorelli e il grande Malcolm McDowell, doppiato in italiano da Giancarlo Giannini, identifica in Guerra e pace un vertice della propria carriera.
«Il ruolo di Andrej è di quelli che un attore sogna da sempre, dagli inizi in accademia - confessa Boni -. Ci ho messo un mese, prima di accettarlo. Ma poi mi ci sono tuffato. E confesso che, alla fine, tornare in jeans e scarpe da ginnastica mi è costato anche di più».
«Io ero da sempre innamorato di Pierre - confida Beyer -. Fin da quando lessi il romanzo a sedici anni. Così interpretarlo è stato più che girare un film: è stato fare un viaggio dentro me stesso». Per Valentina Cervi «l'unico modo per rendere la complessità di questi personaggi è essere semplici, come lo era Tolstoj. La semplicità della grandezza». E Violante Placido si entusiasma «per l'opportunità di girare con tanti attori di lingue e culture diverse. Una vera full immersion nella cultura europea». Quanto al regista, l'ottimo Robert Dornhelm, «fra gl'innumerevoli temi che il romanzo proponeva quello che ho amato di più è stato il suo poetico antibellicismo». «Dal quale deriva - aggiunge Alessio Boni - la ricerca di Dio. Il principe Andrej parte come soldato affamato di gloria. E poi, davanti agli orrori di Austerlitz e Borodino, si trasforma nell'uomo affamato di Cielo».
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