LA GUERRA SANTA DELLA BUONA RADIO

Per i lettori del Giornale Marco Meschini, storico e docente alla Cattolica di Milano, è qualcosa più di una firma. È una sicurezza, ogni volta che si parla di storia e in particolare di storia medievale. I suoi articoli nelle pagine della cultura e la cura che mette nella collana dedicata al Medioevo, nell’ambito della biblioteca storica del Giornale, parlano da soli sulla serietà del suo racconto radiofonico delle Crociate.
Quindi, dopo una settimana del viaggio di Meschini nelle crociate, possiamo già trarre i primi bilanci. E parlare di una conferma, l’ennesima. Perché il ciclo di Alle otto della sera - firmato dal medievista, con la regia di Angela Zamparelli e la cura di Giancarlo Simoncelli, che è iniziato lunedì scorso e continuerà fino al 17 novembre su Radiodue, tutti i giorni dal lunedì al venerdì, dalle 20 alle 20,30 - è un piccolo capolavoro di servizio pubblico.
Intendiamoci, non è che Le crociate radiofoniche siano esenti da difetti. Come spesso accade quest’anno, Alle otto della sera, ci sono dei cali di tensione narrativa, dovuti all’eccesso di scientificità nel racconto, al tema non certo leggero, e alla carenza di «specifico radiofonico». Ma, nell’occasione, sono difettucci che si perdonano volentieri. Perché è talmente completa, talmente seria, talmente buona la ricostruzione delle crociate firmata da Meschini, che tutto il resto passa in secondo piano.
Del resto, si capisce tutto fin dalle prime quattro righe della scheda di presentazione del ciclo, in cui si preannuncia la piattaforma programmatica del nuovo appuntamento di Alle otto della sera: «Cosa furono veramente le crociate? Esse sono continuamente citate nel dibattito quotidiano, soprattutto come contraltare storico-ideologico del jihad, la guerra santa islamica. Me le crociate furono veramente questo? O furono invece altro?».
Le risposte, ovviamente, arrivano - ottime e abbondanti - man mano che il ciclo avanza. Ma la perla, persino per i non addetti ai lavori, è già nella domanda. In cui si parla correttamente del jihad, al maschile, e non della jihad al femminile, come viene erroneamente e spesso detto. Certo, però, sarebbe limitativo per Meschini dire che il ciclo è fatto benissimo perché è giusto il genere della parola araba.
Le crociate è fatto benissimo per la completezza con cui Meschini racconta quel periodo storico.

Ma è fatto benissimo anche e soprattutto per il momento in cui arriva e per la serietà con cui affronta il tema caldo dei rapporti fra cristianesimo e islam.
Spesso si dice che la Rai non fa servizio pubblico. Radiodue, mai come in questa occasione, l’ha fatto.

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