Guerra santa Contro la pipa della Samp...

MANIE L’Asl di Genova se la prende pure con il lupo di mare blucerchiato. Motivo: «Fuma, è un cattivo esempio»

Faccia il favore nonno, si tolga quella cavolo di pipa dalla bocca, non lo sa che qui non si può fumare? Qui. Gli spalti di Marassi ma anche il mare aperto, il mar Ligure, l’alto Mediterraneo, la Riviera fino alla Versilia. Non puoi fumare, nemmeno dipinto, non puoi fumare, tantomeno se non fumi. Pensare che il Baciccia fa finta di fumare da una vita, con la sua sagoma disegnata sul profilo di Braccio di ferro, su tutti gli striscioni della Sampdoria, lui, che da più di sessant’anni è il simbolo dell’Andrea Doria fuso con il Sampierdarena, ora dovrà buttare via la pipa sul serio, anche se è un lupo di mare per finta. Quelli del Centro antitabacco dell’Asl di Genova l’hanno appena preso di mira, manco fossero guastatori della Fossa dei Grifoni. Racconta Il Secolo XIX che il suo direttore Piero Clavario pretende che l’Unione Calcio Sampdoria cancelli l’odiosa pipa dalla sagoma del suo simbolo: «Lo chiediamo con garbo e con rispetto, e con la simpatia che si deve alle cose care. Smetta di rovinarsi la salute, il lupo di mare. E di dare il cattivo esempio alle giovani generazioni». Messa giù così non manca d’ironia, ma c’è poco da ridere. Uno: perché il centro antifumo non scherza. Due: perché il presidente della Samp Garrone invece che spegnere il toscano sulla mano a quello dell’Asl gli ha pure risposto serio: «Ma se la pipa è spenta... ».
Ma diciamocelo tra noi: cosa sarebbero il commissario Maigret, Manitù o Sherlock Holmes senza la loro pipa e soprattutto cosa c’era in quella di Pertini durante la finale del Mundial? «Quando eravamo ragazzi - è ancora Clavario a parlare - andava di moda il fumetto di Lucky Luke. Gli hanno tolto il mozzicone di sigaretta, che teneva sempre fra i denti, e lo hanno sostituito con una pagliuzza. Non mi sembra che il suo successo sia diminuito». La proposta è piaciuta così tanto che i sampdoriani tutti hanno simpaticamente parcheggiato il dottore antifumo sopra una botola di piazza Ferraris. Ma questa è l’aria che tira. E non è mai stata così viziata. Nell’evo contemporaneo, che venera il parlare a vanvera, i pasdaran del politicamente corretto sono ormai sette di fanatici che hanno perso il senso del limite. Una pandemia che non ha vaccino. Non si può più parlare di Olocausto a scuola, o fare il presepe in classe, o cantare canzoni su Gesù o farsi il segno della croce per non offendere i musulmani. E i non fumatori sono diventati suscettibili come muftì. L’anno scorso, sempre per restare in un campo di calcio, un avvocato turco chiese all'Uefa di cancellare la vittoria dell’Inter sul Fenerbahce in Champions league perché la Croce rossa sul petto della maglia del centenario richiamava i Templari e, sai com’è quando si perde di brutto, offendeva l’islam. Quando semmai è la maglia dell’Inter in genere che offende i milanisti.

«Quella croce mi ha ricordato i giorni sanguinosi del passato» ha spiegato, ma forse si riferiva a Istanbul, Milan-Liverpool, Dudek. «Non può il lupo di mare blucerchiato iscriversi al nostro corso per smettere di fumare?» insiste invece Clavario. Smetterla e basta, no eh?

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