
Sette miliardi di dollari di danni: questo il bilancio dell’operazione Ragnatela firmata da Kiev contro quattro basi russe in Siberia. Dopo diciotto mesi di programmazione, l’attacco ucraino con i droni ha messo fuori uso quarantuno bombardieri di Mosca, ossia un terzo dei vettori strategici di missili da crociera secondo l’intelligence di Zelensky. Un importante successo per Kiev, testimoniato anche dalle immagini satellitari diffuse in rete.
Le foto in questione mostrano i bombardieri russi parcheggiati nei pressi di una pista nella base di Belaya e successivamente distrutti dai droni ucraini. La Russia non ha rilasciato commenti sulla portata dei danni, limitandosi a riferire che le cifre ucraine sono esagerate. Secondo il ministero della Difesa di Mosca l’attacco ha incendiato alcuni aerei da guerra nella regione di Irkutsk, aggiungendo che Kiev avrebbe tentato di colpire due basi aeree nella Russia occidentale e nella regione di Amur, senza successo.
Le immagini analizzate dall’Associated Press mostrano tre bombardieri Tu-95 e quattro Tu-22M distrutti, mentre gli altri velivoli della base non appaiono danneggiati. Come anticipato, l’operazione supervisionata direttamente dal capo dell'Sbu, Vasyl Malyuk, è iniziata un anno e mezzo fa: decine di droni Fpv sono stati nascosti sotto alle tettoie di moduli di case prefabbricate in legno. Una volta caricati a bordo di camion, sono successivamente arrivati in Russia in prossimità dei bersagli.
Secondo gli esperti l'attacco di Kiev non cambierà le sorti della guerra, ma quantomeno ha messo in
difficoltà Putin sui raid a lungo raggio. Ma non solo: oltre ad aver testato sul campo nuove strategie militari nell’uso tattico dei droni, ha indiscutibilmente inferto un duro colpo al prestigio dell'aviazione militare russa.