
La maxi operazione di profondità messa in piedi da Kiev e fatta scattare ieri, cambierà le sorti della guerra in Ucraina? La domanda è tutt’altro che retorica. Il raid coordinato che ha colpito cinque basi aeree militari russe, distruggendo o danneggiando oltre 40 bombardieri strategici, non è solo l’operazione di attacco più ambiziosa finora condotta da Kiev, bensì rappresenta un cambio di paradigma nella guerra convenzionale e nel ruolo dei droni tattici.
Cosa implica il raid da un punto di vista tattico...
Quello che l’Ucraina ha messo in campo è un esempio avanzato di guerra a sciame (swarming), in cui un numero elevato di droni a basso costo, dotati di cariche esplosive, è stato utilizzato in simultanea per saturare le difese aeree nemiche, colpire obiettivi multipli e creare un effetto di choc strategico. In questo caso, i 117 droni FPV (First Person View) sono stati pre-posizionati e lanciati dal territorio russo stesso, sfruttando la mimetizzazione logistica (in moduli prefabbricati trasportati su camion) e il controllo remoto tramite reti mobili civili.
Dal punto di vista tattico, l’operazione ha raggiunto almeno tre risultati. Innanzitutto, una ferita profonda nelle capacità strategiche russe: i bombardieri colpiti sono fondamentali per lanciare missili da crociera Kh-101 e Kh-55, strumenti principali della campagna aerea russa contro le infrastrutture energetiche e civili ucraine. A seguire, una penetrazione delle profondità operative nemiche: le basi colpite si trovano a migliaia di km dal confine, segno che Kiev è in grado di colpire con precisione in aree tradizionalmente ritenute sicure da Mosca. Non solo, ma a questo si aggiunge l’ipotesi che in Russia esistano reti di sabotatori al soldi di Kiev, in grado di fungere da basisti. Last, but not least, la disarticolazione logistica e psicologica indotta da Kiev segna uno: uno stress operativo per l’Aeronautica russa derivato dalla necessità di disperdere o ridislocare i bombardieri superstiti. Ciò comporterà e impatterà sulla tempistica delle campagne missilistiche.
Today, Ukrainian intelligence reportedly launched 117 attack drones from trucks that had been placed near Russian air bases. I tasked several collects this morning via @umbraspace and my first images have already started processing. What a remarkable success in a well-executed… pic.twitter.com/LzXulw8jnK
— Chris Biggers (@CSBiggers) June 2, 2025
...e strategico
Dal punto di vista strategico, l’operazione crea nuove condizioni nel conflitto. Innanzitutto, una ridefinizione del concetto di deterrenza: l’Ucraina dimostra di poter infliggere danni simmetrici (profondi e strategici) pur restando una nazione formalmente priva di capacità d’attacco a lungo raggio. Sebbene non siano ancora chiari i contorni dell’organizzazione dell’operazione, la dimostrazione di autosufficienza tecnologica e intelligence avanzata senza apparente supporto diretto NATO, segnala una crescente maturità del sistema bellico ucraino.Non va poi dimenticato l’importante tavolo ove oggi siedono le squadre di negoziatori oggi. Il tempismo, a ridosso dei colloqui di Istanbul, indica una volontà di forzare la mano sul tavolo negoziale mostrando forza militare sul campo.
Un effetto confermato la presidente ucraino Zelensky che, intervenendo al vertice B9 e Paesi nordici a Vilnius, ha dichiarato che l’operazione “Ragnatela” dimostra come le perdite subite dalla Russia debbano spingerla verso la diplomazia. Ha sottolineato che l’Ucraina non difende solo sé stessa, ma l’intera Europa. Zelensky ha inoltre lanciato un monito sul rischio di escalation dalla Bielorussia e ha chiesto un rafforzamento del sostegno militare e industriale europeo: produrre più armi è cruciale per fermare la guerra e prevenirne la diffusione. Pur riconoscendo l’avvio di una nuova offensiva russa, ha definito la fase attuale come un’opportunità per porre fine al conflitto attraverso la forza combinata della difesa e della pressione diplomatica occidentale.
Interrogativi cruciali per la Russia
Questa evoluzione pone interrogativi cruciali anche per la Russia. Il concetto di “sicurezza di profondità”, ereditato dalla dottrina sovietica, viene incrinato. Le retrovie russe, cuore della produzione missilistica e della proiezione strategica, non sono più invulnerabili. Mosca dovrà ora reindirizzare risorse per proteggere asset interni, sottraendole al fronte.
Ma a medio termine, "Ragnatela" potrebbe anche influenzare la postura della NATO, spingendo alcuni Stati membri a rivalutare l’impatto operativo dei droni economici, capaci di produrre effetti strategici con investimenti minimi e intelligence mirata. È l’ennesima conferma che la guerra del futuro non sarà vinta solo con carri armati e artiglieria, ma con reti distribuite, tecnologia adattiva e manovra cognitiva.