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Guerriglieri ed ex dittatori Ecco tutti gli ospiti di Mugabe

L’ospite più conosciuto e indecente del regime di Harare è il «Negus rosso» dell’Etiopia, l’ex colonnello Haile Mariam Menghistu condannato lo scorso maggio per genocidio dalla corte suprema etiope. Ma non è il solo ad approfittare dell’ospitalità di Mugabe: sono molti i criminali che vivono alla corte del dittatore dello Zimbabwe.
Menghistu vive in una villa dorata alla periferia di Harare, dal 1991, quando fuggì in aereo dall’Etiopia oramai circondata dagli oppositori in armi. Il «macellaio di Addis Ababa», come è stato soprannominato è ormai sulla settantina, ma Mugabe l’avrebbe più volte interpellato nel corso degli anni come consigliere. L’opposizione interna del Movimento per il cambiamento democratico ha chiesto l’estradizione di Menghistu in Etiopia. Mugabe ha sempre fatto orecchie di mercante e permesso all’ex dittatore etiope di gestire, attraverso la famiglia, un piccolo impero economico. L’ex Negus, già condannato all’ergastolo nel 2007, ha fatto arrestare e uccidere almeno mezzo milione di persone nel periodo del «terrore rosso» fra il 1977 e il ’78. Poi ha utilizzato l’arma della fame per piegare il proprio popolo causando milioni di vittime.
Meno conosciuto, ma con le mani altrettanto sporche di sangue è il maggiore Protais Mpiranya. Un estremista hutu fra i peggiori criminali del genocidio in Ruanda, che le Nazioni Unite hanno scovato in Zimbabwe. Nel 1994 Mpiranya comandava la famigerata Guardia presidenziale. A Kigali, la capitale del Ruanda, ordinò l’attacco al convoglio del primo ministro Agathe Uwilingiyimana: i suoi uomini violentarono e uccisero il capo del governo. I dieci paracadutisti belgi che la scortavano furono fatti letteralmente a pezzi a colpi di machete: fu l’inizio del genocidio in cui morirono 800mila tutsi.
Gli Stati Uniti hanno una taglia di 5 milioni di dollari sulla sua testa. Il tribunale dell’Onu per il genocidio in Ruanda ha emesso un mandato di cattura per crimini di guerra. Grazie ad amici potenti nel regime di Mugabe Mpiranya è latitante da 14 anni: dopo il genocidio fuggì in Congo per partecipare alla guerra che coinvolse 11mila soldati dello Zimbabwe e con gli ufficiali dell’esercito mise in piedi lucrosi traffici di minerali preziosi ed armi. Così ha ottenuto la protezione del regime di Harare, dove continua a fare affari con i pezzi grossi del regime.
Mugabe è stato altrettanto accondiscendente con i veterani della guerra di liberazione. Soprattutto se servono per il lavoro sporco contro gli oppositori o per occupare le terre di 3.500 agricoltori bianchi. Per questo motivo ha emesso un decreto di amnistia per i crimini politici dei veterani. Fra questi c’era anche Chenjerai Hunzvi, il loro leader più efferato, così pericoloso da farsi chiamare «Hitler». «Sono il più grande terrorista dello Zimbabwe» ha detto una volta a un attonito coltivatore bianco.
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