Guidolin-Luis Enrique, è il calcio degli opposti

Guidolin-Luis Enrique, è il calcio degli opposti

Entrambi amano le sfide difficili: uno è appassionato di ciclismo e sulle due ruote ha scalato le montagne più impervie (come lo Zoncolan), l’altro predilige la corsa e in particolare le maratone (vanta ottimi tempi in quelle di New York e Firenze).
Francesco Guidolin è uno dei migliori tecnici italiani e a marzo si è legato fino al 2015 all’Udinese, che ha portato ai vertici in Italia e a buoni livelli in Europa. Un veneto che, nella sua storia a tappe sulle panchine, ha trovato la sua «vetta» in Friuli. L’asturiano Luis Enrique, affacciatosi a luglio nel calcio italiano, sta cercando gloria in una piazza esigente ma finora molto paziente con lui: la curiosità è tutta per il suo tiqui-toca alla Barcellona, la sua «scuola» calcistica. Esattamente il contrario di quanto fa l’Udinese, che in due-tre tocchi arriva alla porta avversaria. Ma un punto in comune ce l’hanno: il lavoro con i giovani, agevolato dalla politica dei loro club. Anche se i mezzi a disposizione sono molto diversi. «Anche a noi piacevano Bojan e Pjanic, ma i costi sono impossibili...», ammette Guidolin.
Stasera sarà la loro prima sfida diretta. Anticipata da una vigilia infarcita di complimenti reciproci a distanza. «È una squadra che sta facendo un lavoro incredibile da anni, sono un tifoso del modo di lavorare dell’Udinese», così Luis Enrique. «Il progetto della Roma è molto bello, il lavoro di Baldini, Sabatini e dello spagnolo sta portando i suoi frutti», la risposta dell’allenatore veneto. Che con i giallorossi ha un bilancio in passivo: «Non ho mai guardato le statistiche, ma ho la sensazione che per me sia un avversario indigesto, è la squadra con cui ho fatto meno punti in carriera».
Ieri Guidolin ha voluto spiegare il progetto friulano, riposizionando la lente d’ingrandimento sugli obiettivi reali e alla portata dei friulani. «Francamente non credo di essere capace di mantenere la squadra in quelle posizioni, ho l’impressione che sia dura non farsi rimontare - così il tecnico veneto -. È il caso di rimettere a posto la nostra dimensione: siamo rimasti amareggiati dalla sconfitta di Parma, ma abbiamo sempre detto che lottiamo principalmente per fare i nostri 40 punti, giocando con il coltello tra i denti. Poi vedremo se è possibile guardare un po’ più in là». Dal canto suo Luis Enrique espone la solita filosofia «non negoziabile» di una Roma che appare in crescita: anche al Friuli il diktat del bel gioco attraverso il possesso palla non subirà variazioni. «Voglio vedere la fame giusta. E penso di frenare l’Udinese attaccando per tutti i 90 minuti, stando però attenti perchè il loro contropiede è letale».


Sarà una sfida affascinante, senza però il confronto tra i «sempreverdi» numeri 10: Di Natale non potrà incrociare Totti, decisivo al Friuli nell’aprile scorso con un gol al 94’ e rimasto a casa per un problema alla caviglia.

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