nostro inviato a San Giorgio delle Pertiche (Padova)
La telefonata piomba di primo mattino in casa Squarise. Sono i carabinieri della compagnia di Cittadella e portano brutte novità: a Lloret de Mar è stato ritrovato un corpo che potrebbe essere quello di Federica. È il giorno più lungo e angoscioso della vita di papà Ruggero e mamma Maria Grazia, due persone forti e unite. Si incoraggiano a vicenda e insieme puntellano una speranza che si affievolisce di ora in ora ma non crolla neppure quando le notizie dalla Spagna sembrano demolire ogni illusione. La famiglia Squarise resta chiusa nel dolore e nel silenzio e attraverso gli avvocati fa sapere che per loro, finché non arriverà una conferma ufficiale, Federica resta viva.
Ma è un filo esile quello cui si aggrappano i genitori, i fratelli e gli amici che in serata cominciano a suonare al cancello di via Trieste a San Giorgio delle Pertiche. In mattinata i familiari sono stati nella vicina caserma dei carabinieri di Camposampiero, nel pomeriggio si sono chiusi nella villetta circondata dagli alberi, in contatto costante con il console italiano a Barcellona. Fuori, il rincorrersi di sole e pioggia, afa e vento, sembrava riflettere l'altalena di tensione e speranza che vibrava nella casa.
Il filo di speranza è sottile perché già al mattino gli indizi portano a dire che quel corpo femminile nudo e putrefatto ritrovato nel parco della località catalana è di Federica. Corrispondono l'altezza (circa un metro e 55), il peso (inferiore ai 50 chili), l'età (sui vent'anni, Federica ne ha 23). Ma la decomposizione già avanzata rende impossibile l'identificazione diretta. I legali italiani, Giovanni Belsito e Stefano Squarise, fanno di tutto per evitare che i fratelli di Federica entrino nell'obitorio. Vogliono risparmiare a Roberta e Mattia, volati in Spagna mercoledì scorso, la raccapricciante visione del corpo.
Così, mentre dall'Italia parte la domanda di accelerare l'esame del dna (l'unico in grado di togliere le incertezze), le autorità spagnole replicano ai carabinieri con un elenco di riscontri medici. Che però non sono di grande aiuto. Federica, una ragazza bella e fortunata, non aveva mai dovuto portare l'apparecchio ai denti: li aveva dritti e forti di natura. Mai un ricovero in ospedale o una frattura, solo una lastra a un dito di una mano per una sospetta lesione risalente a dieci anni prima e la documentazione delle lenti a contatto.
In caserma viene convocata anche Stefania Perin, la compagna di viaggio rientrata sabato dalla Spagna. È lei a riferire di due tatuaggi che Federica si era fatta fare: uno su un piede, a forma di cuore, e tre stelline sul collo dietro un orecchio. E il cadavere di Lloret de Mar mostra un solo tattoo su una gamba. Ma un altro particolare è più drammatico: su un dente incisivo è incastonato un brillantino. Anche Federica si era fatta fare un piercing del genere. Ma quante ragazze oggi ne hanno uno così? E basta un diamantino a identificare con certezza un corpo senza vita?
Mezzogiorno è passato da poco quando gli Squarise tornano a casa. Giornali e tv non sanno ancora il peso che si portano nel cuore, la notizia del ritrovamento nel parco non è ancora pubblica. Via Trieste diventa un set televisivo nel primo pomeriggio, mentre sono pochi i compaesani che fanno capannello. Poco prima delle 15 arriva un medico che si ferma circa tre ore. Fanno compagnia ai genitori in ansia anche i due legali e qualche carabiniere. Le notizie che rimbalzano dall'esterno non aggiungono altra angoscia all'attesa: quello che c'è da sapere, gli Squarise lo sanno già. E passano le ore sperando che non arrivi nessuna tragica telefonata dalla Spagna.
Verso le 18 i legali incontrano la stampa. Finché non riceveranno notizie dal console italiano, dicono, la famiglia continuerà a sperare senza cedimenti: gli Squarise «sono provati ma fiduciosi», soprattutto mamma Maria Grazia tiene accesa l'ultima fiammella. Se il corpo è quello di Federica lo si saprà dal dna, dunque non prima di questa mattina: c'è ancora una notte per pregare che Federica torni.
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