da Torino
«Mio figlio non avrebbe dovuto essere lì, gli hanno cambiato il turno allultimo momento». Non si dà pace la madre di Rosario Rodinò, loperaio torinese di 26 anni ricoverato in fin di vita nel centro grandi ustionati dellospedale Villa Scassi di Genova. «Mi aveva raccontato delle esplosioni che capitavano dentro la fabbrica», ricorda adesso la donna, «ma i sindacati non hanno mai fatto nulla». Rosario ha ustioni profonde su oltre il 90% del corpo ed è in coma farmacologico, viene mantenuto in vita dalla respirazione assistita.
Ha dell'incredibile la vicenda umana di Rosario: lui, quella notte, non avrebbe infatti dovuto trovarsi alla linea 5 della fonderia torinese. «Rosario mercoledì doveva fare il mattino - racconta la madre -, poi hanno deciso di cambiargli il turno». Alla linea 5, dove è scoppiato l'incendio, Rosario Rodinò svolgeva la funzione di vicario del capomacchina.
A stringersi attorno ai familiari dei sette operai rimasti coinvolti nell'esplosione sono i sindacati, che parlano di giorni assurdi: «Adesso - spiegano i rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm - ripensiamo ai tanti momenti felici trascorsi in compagnia di chi non c'è più e di chi sta lottando per rimanere in vita. Questa tragedia non può essere liquidata come l'ennesimo infortunio».
Nel frattempo, mentre rimbalzava la notizia delle prime iscrizioni al registro degli indagati, un primo aiuto ai familiari degli operai morti è arrivato dal gruppo bancario Unicredit, che ha lanciato una campagna di raccolta fondi: a disposizione i primi 100mila euro.
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