Herminator, il colosso che ha vissuto due volte

Sette mesi di dubbi e infine Hermann Maier ha deciso: basta gare, basta coppa del mondo, dell'Olimpiade di Vancouver, il prossimo febbraio, chi se ne importa, è roba per i più giovani ormai, non per lui che a 37 anni di medaglie d'oro olimpiche ne ha già due, ben accompagnate dai tre ori mondiali e soprattutto dalle quattro coppe del mondo assolute, frutto di 54 vittorie di tappa, secondo della storia dietro a Ingemar Stenmark, mostruoso a 86, e davanti ad Alberto Tomba, a quota 50.
A proposito di Tomba, l’addio di Maier è avvenuto in circostanze più o meno simili, con un annuncio a sorpresa alla vigilia di una nuova stagione. Ma a differenza di Tomba, che lasciò da vincente (sua l'ultima gara di coppa disputata nel 1998), Maier lascia da perdente, se così si può dire di un fenomeno come lui. Ad Are, alle finali dell'ultima coppa lo scorso marzo, Maier era arrivato con il pettorale rosso di leader della classifica di superG, ma a fine giornata si ritrovò quarto in classifica. Sfumata la possibilità di vincere l’11ª coppetta di specialità, disse che trovare le motivazioni dopo una batosta del genere sarebbe stato difficile, ma che in ogni caso ce l’avrebbe fatta, perché il sogno era di chiudere il cerchio a Garmisch, alle finali della coppa 2009/2010, sulla pista dove aveva vinto la prima gara della carriera nel 1997. Ma le cose sono andate diversamente: in primavera Maier si è sottoposto ad un’operazione di pulizia al ginocchio destro, usurato dai tipici traumi dello sci, ma soprattutto dagli sforzi fatti per rimettersi in piedi dopo l’incidente in moto dell’agosto 2001, quando un turista tedesco lo centrò in pieno ad un incrocio maciullandogli la gamba. Maier allora era all’apice della carriera, pochi mesi prima aveva vinto la sua terza coppa del mondo dominando in discesa, superG e gigante, e si apprestava a dominare la quarta, oltre ai Giochi olimpici del 2002.
Dovette ringraziare Dio per essere tornato a camminare, poi a sciare. In strada sembrava uno storpio, ma una volta in pista mostrò subito di avere ancora tanta voglia di vincere. Clamoroso, ma più che altro commovente, fu il trionfo nel superG di Kitzbuehel meno di un mese dopo il rientro, seguito dalla medaglia d'argento mondiale, sempre in superG. Incredibile fu invece la conquista della quarta coppa del mondo assoluta nella stagione successiva, 2003/2004, lui che di coppe ne avrebbe potute vincere chissà quante e che invece si è dovuto accontentare di eguagliare Gustav Thoeni e Pirmin Zurbriggen, lasciando a Marc Girardelli il record assoluto di 5.


Campione dalla carriera a due facce, la prima ante agosto 2001 segnata da atteggiamenti da superstar, antipatia cronica e vittorie a raffica, la seconda, seguente all’incidente, caratterizzata da un uomo del tutto nuovo, simpatico, sorridente, non più cannibale, ma in ogni caso vincente. «Ci ho riflettuto molto, ma è il momento ideale... - ha detto ieri quasi in lacrime - Sono emozionato perché lascio il lavoro dei miei sogni». La conclusione è banale: ci mancherà molto.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica