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Hezbollah pronto ad attaccare Israele sotto i nostri occhi

Milano Centocinquanta camion civili, a bassa visibilità e ad alta facilità di spostamento, attrezzati con micidiali armature terra-aria per colpire Israele. Centocinquanta camion targati Hezbollah, già operativi in Libano, non lontano dalle fasce di sicurezza garantite dalla missione Unifil che vede la presenza delle forze armate italiane con il contingente di «Leonte 6». Mentre l’attenzione delle strutture di intelligence di tutto il mondo è focalizzata sull’allarme lanciato in America sulle nuove strategie di Al Qaida e sull’impianto nucleare clandestino scoperto in Iran dai servizi segreti Usa, nello scenario libanese i miliziani filoiraniani di Hezbollah si riarmano apparentemente indisturbati. Nel mirino, prima di tutto, ovviamente, Israele. Ma per i nostri uomini inviati a fare da cuscinetto, il poderoso riarmo dei miliziani è una notizia assai poco confortante.
L’immagine del camion civile che pubblichiamo in questa pagina può dire poco ad un profano, ma fa scattare una serie di campanelli d’allarme tra gli specialisti di armamenti. Perché su quello che era originariamente un carro attrezzi per il recupero di auto incidentate si vede, perfettamente riconoscibile, un apparato terra aria assai noto per le sue prestazioni devastanti. Si tratta del sistema missilistico di produzione sovietica noto come Romb oppure con il suo codice Nato SA-8 «Gecko», il primo a contenere tutti i suoi componenti in un unico veicolo: due radar di ricerca, due di inseguimento, e quattro o sei missili SA-8 con dieci chilometri di gittata. Una macchina micidiale, elaborata all’inizio degli anni Settanta e rimasta per molto tempo insuperata: e che adesso Hezbollah smonta dai lenti mezzi anfibi a sei ruote motrici per trasferirla su mezzi agili e leggeri. Centocinquanta camion, centocinquanta Gecko pronti a colpire.
Questo accade mentre i nostri soldati - inquadrati nella 132ª Brigata corazzata «Ariete» - rischiano la vita per realizzare una serie di corridoi di sicurezza a ridosso della Blue Line, la linea dell’armistizio tra Israele e Libano, sminando i terreni disseminati di cluster bomb, bombe a grappolo piazzate fin dal 1981, coperte ormai dalla vegetazione, ma ancora in grado di seminare morte. Si tratta di un lavoro certosino, che procede centimetro per centimetro. Ma mentre i genieri dell’Ariete si giocano la pelle, alle loro spalle Hezbollah prepara l’offensiva.
E non è tutto. Perché nella nuova strategia dei miliziani foraggiati da Teheran non c’è solo il teatro libanese. Secondo alcune informazioni, Hezbollah starebbe piazzando suoi «ambasciatori» sotto copertura nei paesi occidentali. Di uno di questi circola però il nome. Si tratterebbe di Majed Alloush, 41 anni, chiamato dai suoi compagni «Martire vivente» per essere stato l’unico sopravvissuto ad un bombardamento israeliano del 2006.

E che adesso si troverebbe negli Stati Uniti - per l’esattezza a Detroit, in Michigan sotto una nuova identità con la quale avrebbe già ottenuto una green card, il permesso di soggiorno negli Usa.

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