Caro Granzotto, la rimonta di Hillary Clinton su Barack Obama non cambia un po le carte in tavola qui in Italia dove la sinistra è tutta pro il senatore dellIllinois?
Eh sì, la rimonta della Clinton crea qualche problema in casa del Piddì. Il cui capataz, Walter Veltroni, si era obamizzato fino alla cima dei capelli proponendosi come lalter ego (ovviamente un tantinello meno negher, come simpaticamente dicono dalle sue parti, caro Brambilla) del candidato democratico. Non mi riferisco solo allobamiano «we can» adottato da Veltroni come brand, immagine di marca, ma anche ai temi e ai toni della sua campagna elettorale. Ovvio che la mazzata presa da Obama in Texas, Ohio e Rhode Island abbia ripercussioni nel loft di piazza Santa Anastasia. Il «Big tuesday» indica che il piacionismo, il voler cioè piacere e compiacere tutti, mica è poi così sicuro che renda (in voti e consenso). Lo stesso dicasi per lapproccio, per quel modo sciropposo, manierato di porgersi. Anche la strategia dialettica, i richiami ai sogni che devono essere realizzati, alle aspirazioni condivise, agli ideali, alle speranze, allamore e alla bellezza, alluniversale concordia e alla partecipazione. Tutte bellissime cose, ma astratte. E laria fritta è come la panna montata: buona, ma se si esagera, stucca.
La battuta darresto di Barack Obama (che fino a ieri i democratici, quelli nostrani, non quelli doltreoceano, già davano alla Casa Bianca) spiazza dunque Veltroni il quale, non riuscendo ad essere se stesso, per esistere ha bisogno di modellarsi su qualcuno che ritiene un vincente.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.