«Ho ispirato Leone Ora divento la musa del Boss»

«Ho ispirato Leone Ora divento la musa del Boss»

Il rock e le musiche di Ennio Morricone: due mondi (apparentemente) agli antipodi. Ma i maestosi temi del maestro, dalla devastante forza emotiva, hanno influenzato anche i guru della musica giovane. Gli U2 gli hanno dedicato Magnificent nel nuovo cd, i giovani Gorillaz hanno composto Clint Eastwood in suo onore. Bruce Springsteen ha aperto il suo nuovo cd con Outlaw Pete, epica ballata sui cowboy ispirata da Il buono il brutto e il cattivo di Sergio Leone su musica del maestro; e sta pensando di salire sul palco a Roma, il 19 luglio, sulle note di C’era una volta il West. E il maestro come la prende? Lui è imperturbabile come sempre, ascolta solo l’onda della musica, stili e generi son solo dettagli e dichiara. «Stimo moltissimo Springsteen come lui stima me. È un caposcuola. Sono stato felice quando ha vinto un Grammy rileggendo il tema di C’era una volta in America». E guai a dirgli che culturalmente i due sono distanti: «Non è vero, io sono aperto a ogni linguaggio, l’importante è che non ci siano forzature estetiche». Ieri infatti ha suonato all’Olimpico per l’Abruzzo e venerdì terrà concerto a Bergamo con la Györ Philharmonic Orchestra.
Finalmente scopriamo cosa pensa Morricone del rock.
«Oggi il rock è la musica dominante, quindi è lo specchio della realtà con tutti i suoi pregi e difetti sia politici che sociali. L’importante è che la musica circoli: rock, rap, pop raccontano la storia dei nostri tempi. Io non disprezzo nulla anche perché sono nato arrangiando canzoni di Paoli e di tanti altri. Io non spingo per fare concerti, però li richiedono e mi diverto, non posso negarlo, perché sono più libero».
Cioè?
«Quando scrivi per il cinema c’è un cronometro che ti comanda. Devi stare in quei tempi e metterti al servizio estetico e creativo del film. Da solo decidi tu ritmi, tempi, colori, e interpreti gli stessi temi in maniera diversa. In concerto sono padrone di me stesso».
Sembra quasi che il cinema le stia stretto.
«Il mio rapporto con il cinema è meraviglioso e non cambia. Ho sempre detto che funziona solo se c’è reciproca fiducia tra regista e autore. Quando il compositore deve sottostare al gusto del regista allora le cose andranno male».
A lei non è mai capitato?
«Mi è capitato di discutere, ma ho sempre cercato di rispettare il valore espressivo della musica e il significato delle scene girate. Per farlo seguo quella che chiamo “regola dell’est”: energia, spazio, tempo. Energia per dare forza alle immagini, spazio e tempo per far risaltare i suoni».
Quindi continua a lavorare per il cinema.
«Naturalmente, finita la colonna sonora di Baaria di Giuseppe Tornatore in questi giorni comincio a scrivere il tema per Ti ricordi di Anna Frank di Alberto Negrin, una storia emozionante che necessita suoni cupi ed intensi».
Parlando della sua musica non si può non citare Sergio Leone, di cui si è appena celebrato il ventennale della morte.
«Sergio Leone era, ed è, un grandissimo che in vita non è stato capito fino in fondo ed è stato snobbato ingiustamente. Anche la definizione “spaghetti western” sarà stata fortunata ma era riduttiva per un personaggio come lui: ha lanciato miti come Clint Eastwood. Come tutti i veri grandi era umile e viveva di incertezze, a volte io lo aiutavo a superarle».
A Bergamo esegue ancora la musica dei film di Leone.
«È quella che più ha colpito l’immaginario collettivo. Ora la divido in due parti; in quella che chiamo "La vita è una leggenda" eseguo temi come quelli di C’era una volta in America; l’altra, dedicata al regista, la chiamo "Modernità del mito nel cinema di Sergio Leone", un titolo piuttosto esplicativo».
C’è anche una parte dedicata al cinema dell’impegno.
«Sì, al cinema politico con temi come La battaglia di Algeri, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto».
Ci spieghi.
«Sono grato al ministro Gelmini che ha dato vita ai licei musicali, ma manca chi insegni e gente in grado di fare i programmi. Prima di tutto bisognerebbe fare corsi per nuovi insegnanti di musica».
E i programmi televisivi che lanciano nuovi talenti pop?
«Quelli non li seguo, non mi interessano».


Lei ha raggiunto tutti i traguardi, è al top da sempre, cosa la spinge a continuare?
«Comporre è l’unica cosa che so fare. Gli scacchi sono il mio relax, non li abbandono mai. Ho messo un programma sul cellulare e posso giocarci quando mi pare».

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