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«Ho pagato il conto con la jella più nera»

Fisichella rivela: «La Ferrari sta preparando un’auto diversa»

Benny Casadei Lucchi

nostro inviato a Montreal

L’altra Italia dei motori, quella che non vede solo la Rossa o solo Rossi, si è svegliata una domenica mattina di marzo con un pilota che pronti e via ha vinto e dominato il Gran premio d’Australia. Puntuale, questa stessa Italia si è poi piazzata davanti al video in attesa del bis, del tris di questo suo figlio motoristico. Ma niente: di Giancarlo Fisichella si erano perse le tracce.
Signor Fisichella, dov’è finito?
«Il pilota Fisichella è qui, pronto e in forma. Il fatto è che da Melbourne in poi ho sempre avuto una dannata sfortuna, inconvenienti vari e guasti tecnici (il team si è persino scusato un paio di volte, ndr). Insomma, la jella mi ha reso la vita difficile... pensate al Nürburgring, due settimane fa, scattavo nelle prime file ma un guasto al via del giro di ricognizione mi ha costretto a partire dal box. E ciò nonostante sono arrivato sesto».
E adesso?
«Adesso penso proprio di aver dato abbastanza alla sfortuna, penso di essere pronto per riscuotere il credito maturato. Questa di Montreal è una pista che mi piace davvero tanto, dove ho sempre fatto molto bene».
Però è sotto gli occhi di tutti il divario di punti (17 a 59) e vittorie (1 a 4) fra lei e il suo compagno leader del mondiale, Fernando Alonso. Non solo: molti sostengono che il team sia sempre più orientato ad appoggiare lo spagnolo. Come fa a reggere psicologicamente? Non teme che le venga la «barrichellite»?
«Guardi che il team non è orientato su Alonso; il team ha fatto e sta facendo un gran lavoro per entrambi, perché vuole ottenere il massimo. Non è vero che la squadra sta puntando su di lui. Me lo lasci dire: la verità è che fin qui, Australia a parte, ho sempre avuto una bella dose di sfiga».
Sì, ma è chiaro che per il mondiale ormai puntano su di lui.
«Avere un occhio di riguardo verso il leader del campionato ci può stare; il fatto è che su di me sento e avverto la stessa attenzione. Anche perché per la Renault quel che conta maggiormente è il titolo costruttori; e quello lo conquisti solo se hai due auto competitive e ben piazzate».
Ma in Germania non aveva detto che per lei il mondiale era ormai chiuso, che da quel momento avrebbe pensato soprattutto al risultato di squadra?
«Non ho detto così: ho dichiarato che andrò avanti gara per gara. Ora aggiungo che l’obiettivo resta quello di vincere da qui fino al termine del campionato, in Giappone, o dove cavolo sarà (in Cina, ndr). Ovvio: vincerle tutte è quasi impossibile, ciò non toglie, però, che cercherò di fare il massimo per recuperare in classifica... Anche perché la sfortuna gira e ciò che è fin qui successo a me può capitare ad altri. Se solo riuscissi a vincere tre Gp di fila, vorrebbe dire recuperare il gap che ho da Fernando e tornare in lotta per il mondiale. Anche perché, guardate la classifica, Raikkonen è dieci punti avanti, non è a chissà quanto... A questo mondiale ci credo ancora».
A proposito di Raikkonen: Briatore ha fatto capire che la Renault non ha nulla da invidiare a questa McLaren-Mercedes che pare stellare.
«La verità è che in questo momento loro hanno qualcosa in più di noi: almeno due o tre decimi, e riescono a fare delle scelte più azzardate con le gomme. Insomma, dobbiamo migliorare».
Dunque, gasato come in Australia?
«Sì, sono in forma, credo alle vittorie e credo di poter tornare in corsa per il titolo. Vedrete, domenica qui a Montreal, le cose potrebbero cambiare».
Da italiano non può sfuggire il domandone di rito sulla Ferrari.
«Non mi aspettavo di vederla in difficoltà sia in qualifica che in gara. Ha problemi di gomme, ma forse anche di macchina, però ho saputo che presto metteranno in pista un’auto diversa. E poi la Ferrari è sempre la Ferrari, presto tornerà».
Da pilota, se lei avesse sette mondiali in tasca come Schumi e una Rossa che non punge più, non penserebbe alla pensione?
«Noi piloti possiamo vincere venti mondiali come zero, ma in auto vogliamo sempre e solo dare il massimo perché viviamo per sfidare noi stessi e gli altri.

Statene certi, Schumi non mollerà nonostante le delusioni».

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