Spettacoli

"Ho trasformato un edificio in fumetto per (ri)disegnare il senso della vita"

Uno dei maggiori autori di graphic novel del mondo arriva in Italia con "Building Stories", libro esistenziale prodotto in dieci anni

"Ho trasformato un edificio in fumetto per (ri)disegnare il senso della vita"

Un pugno di opere in vent'anni di attività è bastato a consacrare lo statunitense Chris Ware tra i grandi maestri della Nona Arte, amato da critica e pubblico. I suoi originali sono stati esposti al Museum of Contemporary Arts di Chicago, al Whitney Museum of American Arts di New York, al Centre Pompidou di Parigi. In questi giorni è ospite di Coconino Press a Lucca Comics & Games per presentare l'edizione italiana di un volume del 2012, Building Stories. Più che un libro, una scatola contente 14 fumetti di vario formato, dalla striscia al tabloid, dal poster al libro rilegato. «Il fumetto è un oggetto strettamente fisico, quando leggi un'opera passi attraverso questa sola dimensione. Volevo espanderla e ho pensato di realizzare più formati con carte diverse in ottica multisensoriale», spiega Ware.

Non c'è un ordine di lettura: ognuno di essi descrive la vita di un abitante di un edificio di tre piani a Chicago, insieme compongono un'unica vicenda...

«Volevo una storia che non avesse un inizio e una fine, che potesse essere letta in modo casuale. È come quando incontri le persone dopo molto tempo, non ascolti la loro vita dall'inizio alla fine, ma metti insieme attimi, storie, aneddoti».

L'edificio incornicia queste vite, la scatola contiene i fumetti che le raccontano?

«Mi è venuta l'idea del palazzo con i tre piani e i tre personaggi che li abitano, filtrati dal punto di vista della donna protagonista. Tutti noi abbiamo dei vicini e talvolta ci domandiamo cosa fanno, cerchiamo di immaginarne le vite fino a ricrearle in maniera fittizia. A un certo punto mi sono accorto che qualcosa non funzionava, e ho pensato a questo formato. Ero circa a un quarto del lavoro, mi sono chiesto: perché non ricreare qualcosa di fisico? Da qui la scatola come metafora dell'edificio, sono entrambi contenitori».

Un libro pensato nei minimi particolari, un oggetto d'arte. Proprio queste caratteristiche materiali e il loro costo elevato ne hanno però ritardato la pubblicazione, fino a che la sfida è stata raccolta da Coconino Press, editore.

«Ho seguito il processo produttivo in maniera diretta e molto pratica, facendo dei modelli e realizzando i file di stampa per l'editore e il tipografo. Ho studiato grafica giornalistica, per cui cerco di avere il maggior controllo possibile su ciò che faccio e di facilitare al massimo le cose, operando in modo specifico». L'artista si lascia andare: «In realtà cerco di mandare in bancarotta ogni editore!»

Building Stories ha richiesto circa dieci anni di lavoro. Sarebbe diverso se lo scrivesse oggi?

«Ogni libro riflette il momento in cui si scrive e si vive. L'ho cominciato sotto l'amministrazione Obama, è innegabile che ciò lo abbia influenzato. Quando scrivo cerco di allontanarmi il più possibile da me stesso, ma non sono uno di quegli scrittori in grado di inventare completamente una storia. Ho bisogno di riferimenti reali per scrivere, oltre che personali. Sarebbe sicuramente diverso oggi, perché ho una differente percezione di me stesso. Ma lo sarebbe stato anche cominciandolo solo pochi mesi dopo».

Come nei libri precedenti, anche qui il suo interesse verso l'architettura è evidente. Da dove viene questa passione?

«Uso il righello. Sembro preciso ma non è così. Scherzi a parte, architettura e memoria sono estremamente legate, sono quasi la stessa cosa. Mi affascina il fatto che viviamo in costruzioni squadrate, con angoli retti che non esistono in natura. È molto raro trovarli. Imponiamo questo ordine alla natura perché ci fa sentire a nostro agio, ma il mondo reale non è fatto così».

Ha un suggerimento per i lettori? Da dove possono cominciare la lettura?

«Non ho istruzioni da dare, questo libro è come la vita, ti ci devi tuffare dentro. L'intenzione era quella di realizzare un'opera che desse la stessa sensazione che proviamo a Natale scartando un regalo, l'emozione della sorpresa. Ho cercato di fare un libro emotivamente commovente e onesto, che riflettesse l'esistenza con le sue emozioni positive e negative. Ognuno lo approccerà a modo suo come fa con la propria vita, non c'è giusto o sbagliato».

Christian Ware sarà presso ADI Design Museum a Milano oggi alle 15,30.

Verrà introdotto dall'autore Paolo Bacilieri.

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