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Hopkins perde dopo 12 anni

Quaranta anni pesano e Bernard Hopkins se n’è accorto. L’orgoglio del vecchio campione ha detto: no, non è possibile, non ho perso. Ma i giudici e Jermain Taylor l’hanno vista diversamente. Cade il più longevo campione dei pesi medi, dodici anni senza perdere, non gli capitava dal maggio 1993 per mano di Roy Jones. Forse, in questi anni, Hopkins avrà carezzato il dono dell’invincibilità, ma ancora una volta il ring ha detto che Superman non è mai nato, nonostante la favola di Rocky Marciano.
Jermain Taylor diventa campione unico della categoria, medaglia di bronzo a Sydney dei medi juniors, 26 anni, un record immacolato composto da 24 successi di cui 17 prima del limite. Un novizio al confronto di Hopkins (46 vittorie di cui 32 per ko, 3 sconfitte e un pari), che è stato re con la corona unica, ma senza l’appeal del personaggio: 21 difese del titolo, più di Monzon, Hagler e tutti i grandi dei pesi medi, ancora un giovincello se pensiamo che Archie Moore difese il titolo dei mediomassimi, contro Rinaldi, all’età di 47 anni.
Il match, sul ring di Las Vegas, è stato da pensionato di lusso. Taylor ha condotto la sfida per almeno otto riprese. Hopkins se l’è presa troppo comoda e quando ha cominciato a infilare pugni e ritmo nella sua boxe era troppo tardi. Due giudici hanno dato vincitore Taylor (115-113), uno ha visto Hopkins con tre punti di vantaggio. Solito strabismo di chi sta a bordo ring. Hopkins si consolerà con 4 milioni di dollari contro il milione e 400mila di Taylor, ma ha già promesso di non arrendersi. Ha deciso di chiudere la carriera in gennaio quando compirà 41 anni, ma prima avrà la rivincita, probabilmente il 1° ottobre.
Per un re che se ne va, ecco l’ultimo astro della boxe. A Bolton, in Inghilterra, è sbocciato il nuovo king in Amir Khan, 18 anni, un bravo ragazzo musulmano nella vita, uno straordinario pugile anglo-pakistano nel quadrato. Khan ha esordito fra i professionisti demolendo in 109 secondi il malcapitato David Bailey e ha dedicato il suo successo alle vittime di Londra del 7 luglio. Khan aveva già difeso i colori inglesi all’Olimpiade di Atene, conquistando l’argento nei leggeri. Talento, qualità e giovane età lo promettono stella del ring. Volto ideale del British Muslim, Khan ha interpretato i problemi del momento facendo atto di fede. «Voglio contribuire alla convivenza e all’unione delle razze».

Un modo come un altro per conciliarsi con gli inglesi non solo a suon di pugni.

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