I 92 martiri della Benedicta avrebbero potuto essere 300

Un lettore ricorda il ruolo avuto da un impiegato comunale che diede l’allarme

Pubblichiamo la testimonianza di un nostro lettore sulla strage della Benedicta.

Anche sul nostro «Giornale» da alcuni giorni si parla del maggiore SS Engel e dei crimini di guerra di cui si è reso responsabile. È mio desiderio fare alcune precisazioni sulla tragedia della Benedicta ove furono trucidati 92 giovani (la maggior parte diciottenni, uno, il più anziano, di 24 anni) che si erano rifugiati alle Capanne di Marcarolo per sfuggire all’arruolamento.
Parecchi giorni prima dell’operazione di rastrellamento, nel municipio di Pontedecimo, ove era situato un posto telegrafico germanico, giunse un dispaccio che preannunciava l’evento. Un sottufficiale tedesco, non ricordo bene se si chiamava Fritz o Franz, cattolico e non nazista, avvertì subito un impiegato comunale (gli uffici erano nello stesso palazzo), che chiamerò Colombo, che era in comunicazione con il CLN, perché facesse arrivare l’allarme alle Capanne di Marcarolo.
Bisogna sapere che oltre ai giovani rifugiati, tutti disarmati, che erano quasi 300, la zona era presiediata da partigiani della divisione Mingo, tutti più anziani, bene organizzati e discretamente equipaggiati. Il loro Comando era presso la cascina Benedicta un antico cenobio trasformato in casa colonica, situata a circa 2 Km. a nord rispetto alla chiesa parrocchiale. La zona è montuosa, non esiste un centro abitato ma solo case sparse.
Ricevuto l’allarme portato dalle staffette, essi ordinarono ai giovani rifugiati di radunarsi presso la chiesa parrocchiale in attesa di ordini.
La mattina del Giovedì Santo ’44 quasi 300 giovani si trovarono riuniti nei prati attorno alla chiesa. Gli anziani e le donne del posto, usciti dalla chiesa dopo la funzione che allora si svolgeva di mattina, tutti al corrente dell’imminente rastrellamento, esortarono i ragazzi ad allontanarsi ed indicarono le vie di fuga nei rivi coperti di fitta boscaglia che scendono verso i torrenti Piota e Gorzente. Una buona parte diede ascolto e si sottrasse alla cattura ma altri, incerti sul da farsi, si diressero verso il Comando della Benedicta convinti di trovarvi i partigiani.
Incontrarono invece i tedeschi e furono tutti fucilati.
I partigiani (rossi) si erano abilmente sottratti alla cattura, infatti nessuno di essi fu ucciso, ma per 92 ragazzi fu una atroce fine. Se a quei gentiluomini fosse andata bene i morti non sarebbero stati 92 ma tre volte tanti. Tutti quelli che furono testimoni del fatto, abitanti delle Capanne in primis, non hanno mai avuto il dubbio che l’adunata presso la chiesa non fosse che una trappola per far catturare tutti i giovani in un sol colpo per averli poi come «martiri» al proprio attivo.
Nel 1984 nel 40º anniversario della strage vi fu una grande cerimonia e il cardinale Siri, alla presenza del presidente Pertini, fece un discorso da par suo e parlò di «gioventù tradita e abbandonata». Chi aveva orecchie per intendere intese benissimo.

Il signor Colombo non ebbe pace per il resto dei suoi giorni e non riuscì mai a capire perché non fosse stato ascoltato...
Conclusione: non sarebbe il caso ora che è stato trovato Engel cercare anche chi ha fatto il possibile per facilitargli il compito?

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