I box che hanno rovinato Nervi per sempre

I box che hanno rovinato Nervi per sempre

Chi trova un amico, trova un tesoro; chi trova prima un Comune, Genova, e poi una Regione, la Liguria, coniugati al gerundio, trova la possibilità di farsi un tesoro, rovinando in modo irrimediabile uno splendido angolo verde della collina di Nervi.
In breve i fatti. Via alla Contadina e Via Sprà sono due splendide creuze che dal mare di Nervi salgono verso Monte Moro. Le circondano fasce coltivate ad ulivo, ricche di nespoli, fiori e palme. Naturalmente tutto il territorio è zona verde, dove è impossibile costruire. Improvvisamente a metà negli anni 90 una parte di queste fasce, corrispondente ad uno strano cuneo, molto evidente dal piano regolatore, cambia destinazione: è il momento dei box interrati, e naturalmente viene presentato un progetto per una ottantina di box privati, talmente privati che nessuno pensa che vicinissimo alla zona vi è l’Ospedale di Nervi, da sempre carente di posteggi.
I Verdi, ripetutamente interpellati, latitano; il loro rappresentante esce persino dall’aula del consiglio di circoscrizione quando viene dato parere positivo all’approvazione del progetto. Il progetto viene naturalmente approvato.
Stupende palme vengono sradicate e le più grandi e belle distrutte onde permetterne la rimozione, pur nella contrarietà dei rappresentanti l’ufficio parchi e giardini del Comune di Genova.
Inizia la costruzione dei box, che durerà molti anni, sia per la complessità idrogeologica del sito interessato, sia per i continui contrasti con le ditte alle quali erano stati appaltati i lavori e che cambieranno nel tempo. Vengono intercettati dagli scavi dei rii sotterranei, predisponendo la zona circostante (via Missolungi, in primis) a continui allagamenti. Questo sempre nell’indifferenza generale.
I lavori dei box finalmente finiscono; le fasce che li ricoprono vengono riempite da terra gialla da riporto e, in mezzo alle erbacce che nessuno pensa in qualche modo di estirpare, si pianta del rosmarino e alcune piantine di limoni (già seccate), di ulivo e di mimosa. Tutto questo nonostante l’impegno, risultante dai progetti approvati, di ricostituire il sito com’era prima dell’inizio dei lavori.
Ora l’ultima perla: chi, asserendo in modo arrogante, di avere le amicizie «altolocate» di cui in premessa, ha dato il via alla costruzione dei box, decide di costruire sopra alle fasce che li ricoprono una palazzina a più piani, dove prima esisteva un piccolo fabbricato rurale ad un piano per il deposito degli attrezzi.

Il fabbricato era stato demolito nel 1997 all’atto degli scavi e ciò nonostante il progetto relativo alla palazzina sembra sia stato approvato e stanno iniziando i lavori.
Vi spedisco questa mia lettera-denuncia nella speranza che il vostro giornale sia interessato a fare luce su questa vicenda, rompendo così l’indifferenza che finora ha riscontrato.
Con i migliori saluti.

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