Secondo Silvia Motta, condirettore moda di «Grazia», i capi e gli accessori dalle mille vite sono loro: i grandi classici. «Quei piccoli tesori che passano attraverso le stagioni, e si tramandano di madre in figlia». Sul versante opposto c'è il low cost: «Soddisfa la nostra voglia di essere all'ultima moda ma è antiecologico, perché meno le cose durano più si buttano».
Quest'inverno dunque cosa salviamo dall'armadio?
«I capi basici: il tubino nero, il trench maschile, il blazer blu o nero, il tailleur classico giacca e pantalone, la camicia bianca, gli stivali da cavallo, le décolleté nere: tutti pezzi che si possono sempre indossare, anche se forme e modelli cambiano. E poi, naturalmente, gli intramontabili, come le borse di Hermes o di Chanel».
Cosa buttiamo invece?
«Le mode sono così mutevoli che si potrebbe buttare o tenere tutto. Non ci sono regole, eccetto la portabilità e l'affezione. Ciò che sta bene e fa sentire a proprio agio, e le cose cui siamo affezionati si tengono. Ciò che ci sta male, l'acquisto sbagliato, la cosa che non abbiamo mai messo si butta. O meglio, si regala».
Come riciclare il tailleur della nonna?
«Mixando i pezzi: la vecchia giacca con i jeans nuovi, ma solo se ci stanno bene»
Design e arredamento: cosa tenere e come riutilizzare?
«Le cose di valore non si buttano mai. Trovo però kitch dare funzioni diverse a oggetti che ne hanno una specifica, come la bottiglia che diventa vaso. Va bene invece usare manufatti e scarti in modo diverso».
Giusto dunque riutilizzare gli scarti per creare nuovi oggetti?
«Sono idee belle ma anche un po' romantiche: quanta energia si usa per riconvertire in tessuto una bottiglia di plastica? Stiamo sfruttando al massimo il pianeta, ma è anche vero che se eliminassimo certi elementi come gli imballaggi e chiudessimo le aziende che li producono, molta gente rimarrebbe senza lavoro».
Torniamo alla moda: i «must» dell'inverno 2009 che possiamo tener buoni per le prossime stagioni?
«Un must di stagione che duri è una contraddizione in termini.
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