Roma

I capolavori dei «writer» ci costeranno oltre un milione

Virginia Polizzi

Se dovessero cancellare tutte le scritte che ci sono sui muri di Roma servirebbero 50 milioni di euro, ben 100 miliardi delle vecchie lire. É questo il danno che recano writer e semplici vandali alla collettività quando con un pennarello o una bomboletta spray fanno una scritta su monumenti e palazzi. E poi una volta cancellata, si ricomincia. Perché sembra che i ragazzi ci provino più gusto a scarabocchiare i muri appena puliti. «Dall’inizio dell’anno l’Ufficio decoro urbano del Comune ha tolto scritte per 40 mila metri quadrati - nel 2005 i metri quadri ripuliti sono stati ben 62.500 - spendendo quasi un milione e mezzo di euro», spiega il responsabile Mario Schina. Eppure basta guardarsi intorno per accorgersi che c’è ancora molto da fare.
In questi giorni il lavoro è concentrato nelle strade dietro al Colosseo, via Celio Vibenna. Un progetto che è partito la prima settimana di agosto e che ha già ripulito via S. Gregorio al Celio. Un mese di lavoro per un costo di circa 30 mila euro. «Questa operazione ha un prezzo più alto - continua Schina - perché il muro ricoperto di scritte è fatto di mattoncini di cotto». Tanto che il Comune ha dovuto assoldare una squadra ad hoc. Un processo delicato e più lungo del solito: un’ora di lavoro per ogni metro quadro di superficie. Con un macchinario che arriva dalla Germania. Si chiama turbo microsabbiatrice, è a bassa pressione - la pressione alta rovinerebbe i mattoncini - e usa solamente agenti naturali, materiali ecologici che non inquinano l’ambiente. La squadra di lavoro è formata da tre addetti che con una pistola sparano sulla parete il composto di acqua e sabbia e poi risciacquano. «In questo modo riusciamo a mandare via tutte le scritte - assicura il responsabile -. Per i disegni o i graffiti però è più difficile perché sono fatti con diversi colori e il tratto è più pesante».
Si definisce soddisfatto dell’operazione il capogruppo di An alla Provincia Piergiorgio Benvenuti che negli ultimi giorni aveva lanciato un appello alle Istituzioni proprio al fine di ripulire la città ricordando però che «non bisogna dimenticare la periferia».
In effetti, la zona maggiormente colpita dai graffitari è il centro storico e in particolare le strade che di solito vengono percorse dalle manifestazioni. Ma in generale gli «scrittori» non disdegnano nessun muro di Roma, dice affranto Mario Schina che per contrastarli ha a disposizione 36 squadre di lavoro. Ognuna ha assegnata un’area della città. La priorità di intervento sono gli edifici pubblici, poi le scritte antisemite, ingiuriose o razziste. Le segnalazioni possono arrivare dai cittadini, dai vigili urbani, dalla polizia, dai comuni.

Quest’anno ce ne sono state più di 4 mila.

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