Cronache

I capolavori della pinacoteca di Voltaggio

I capolavori della pinacoteca di Voltaggio

Pier Luigi Gardella

Parlando dell'entroterra un tempo genovese e parlando di Voltaggio, viene istintivo ricordare quella che può considerarsi senza dubbio una tra le più ricche Pinacoteche del basso Piemonte e la cui visita, tuttavia, ci riporta completamente all'ambiente culturale ed artistico del genovesato. Stiamo parlando della Pinacoteca del convento dei frati Cappuccini di Voltaggio, creata nell'arco di un quarantennio nella seconda metà dell'Ottocento da un frate cappuccino: padre Pietro Repetto da Voltaggio.
Con il consenso dei Superiori egli raccolse opere provenienti da conventi soppressi o da chiese distrutte (nell'Ottocento non mancarono mai simili episodi) affinché, per il passar del tempo o per il cattivo amore di qualcuno, tali opere non fossero disperse e sottratte alla pubblica venerazione. E tali furono le finalità che nel 1901 erano sancite dallo stesso Padre Generale dei Cappuccini, con la costituzione della Pinacoteca.
Padre Pietro Repetto lo incontriamo in effige all'ingresso del museo, in un ritratto eseguito da un pittore genovese, Oldoino Multedo, già affrescatore di chiese (Santuario dell'Acquasanta, Oratorio di S. Chiara di Bogliasco) che nell'atrio esterno di ingresso al Convento dipinse nel 1898 la «Famiglia di Pammatone» con medaglioni raffiguranti Priori e santi cappuccini.
La raccolta, che è stata adeguatamente illustrata in una recente pubblicazione della Cassa di Risparmio di Alessandria curata da Fulvio Cervini e Carlenrica Spantigati, pur se non rigorosamente in linea con la spiritualità cappuccina ed all'immagine convenzionale delle chiese cappuccine, sobrie e disadorne, conferma tuttavia quell'allineamento ai principi emanati dal Concilio di Trento, in merito al culto delle immagini ed alla loro importante funzione didattica sia verso gli illetterati ai quali le immagini servivano come catechismo, sia verso i colti ai quali aiutavano a ricordare.
La visita alla Pinacoteca ci permette di incontrare pittori familiari come Pier Francesco Sacchi, Luca Cambiaso, Domenico Fiasella ed un Bernardo Strozzi che qui, ci sia consentita l'espressione, praticamente gioca in casa: sono note, infatti, le sue avventurose vicende che lo portarono ad indossare il saio cappuccino.
Ed effettivamente opere di Strozzi o della sua bottega qui se ne trovano parecchie, caratterizzate dai volti con colori intensi e decisi. Come pure si incontra il pittore voltaggino Sinibaldo Scorza, che lo storico dell'arte Venanzio Belloni definiva un «panchinaro» ingiustamente relegato dagli studiosi in panchina, nell'attesa che qualcuno si accorgesse di lui.
La nuova sistemazione della Pinacoteca consente oggi una visita ragionata che si conclude nella stessa chiesa dei Cappuccini, profumata di legno e ricca anch'esse di straordinarie opere d'arte.
Purtroppo ancora non si è raggiunta una completa organizzazione del Museo. La proprietà resta ai Padri Cappuccini che tuttavia non possono più disporne la sorveglianza e la custodia.

La Soprintendenza ai Beni Storici ed Artistici del Piemonte ne ha curato la sistemazione, il Comune di Voltaggio, pur senza effettivo potere, riesce ad organizzarne l'apertura e le visite.

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