Politica

I cattolici: "Non strumentalizzare la morte di Dj Fabo"

Il mondo cattolico dopo la morte di Dj Fabo: "Non strumentalizzate la vicenda per pressare la politica"

I cattolici: "Non strumentalizzare la morte di Dj Fabo"

"La morte di Dj Fabo in Svizzera non deve essere strumentalizzata". Lo chiede il mondo cattolico che spinge perché non si sfrutti la vicenda per pressare la politica.

"La storia di Fabo che sul piano personale merita tutta la comprensione di cui ognuno di noi è capace, corre il rischio di complicare ulteriormente l'iter della legge, invece di accelerarlo come molti vorrebbero e come molti articoli lasciano trapelare più o meno apertamente". Ne è convinta la deputata Udc Paola Binetti che ricorda come il testo alla Camera riguarda il cosiddetto testamento biologico - "o per meglio dire sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento" - e non sdogana affatto l'eutanasia, "di qualunque tipo e specie, attiva o passiva". No al suicidio assistito, per altro esplicitamente condannato dal nostro codice".

Se la prende invece con l’associazione Luca Coscioni Gian Luigi Gigli, deputato di Democrazia solidale e presidente del Movimento per la Vita, che parla di un'opera di "sciacallaggio": "È sotto gli occhi di tutti il tentativo di sfruttare l’umana tragedia di Dj Fabo per condizionare il dibattito parlamentare sul consenso informato e sulle Dat, spiega, "L’uso strumentale del caso è ancor più evidente se si pensa che, a differenza di quanto avviene in Svizzera, la legge in discussione in Italia avrebbe consentito di lasciar morire Dj Fabo di stenti, ossia per disidratazione e denutrizione, e non certo per suicidio assistito farmacologico. Ma per i Radicali la morte di Dj Fabo è solo l’occasione giusta per far approvare intanto questa legge e usarla poi come grimaldello per arrivare all’obiettivo di sempre: l’eutanasia attiva. Sarebbe auspicabile che le forze politiche tenessero responsabilmente conto di ciò al momento di andare in Aula".

"Tutto questo mi rattrista molto", aveva detto invece al Corriere della Sera mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, "Ogni volta che si pone termine a una vita, o ci si propone di farlo, è sempre una sconfitta.

Una sconfitta amara: sia per chi dice non ce la faccio più sia per una società che si rassegna all’impotenza".

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