Politica

I centri sono pieni, clandestini subito liberi

Sulle spiagge dell’Isola le forze dell’ordine si limitano a fermare gli stranieri e a consegnare loro i fogli di via

Emanuela Fontana

nostro inviato a Bari

L’applauso è un’ovazione, Nichi Vendola, gessato e cravatta gialla, parla con il cuore in mano, citazioni popolari e utopia trascinante, ma la platea è troppo vuota di politici per non rendersene conto: il neogovernatore pugliese lancia la proposta al governo di chiudere i centri di accoglienza per immigrati, ma di quei 13 governatori del centrosinistra che dovrebbero sostenerlo nel pubblico sono presenti in tre. Le Regioni uliviste hanno presentato un documento all’esecutivo per sedersi intorno a un tavolo e discutere alternative ai Cpt voluti dalla legge Turco-Napolitano approvata durante il governo Prodi (e confermati dalla Bossi-Fini). Ma sarà per la scomunica alla proposta di Vendola arrivata dallo stesso Napolitano, sarà per la non fortunata coincidenza con gli attentati di Londra, al dibattito su Cpt e clandestini alla Fiera del Levante di Bari le diserzioni delle Regioni sono pesanti e quasi imbarazzanti: non c’è Piero Marrazzo, che ha mandato un assessore, non c’è Antonio Bassolino, non ci sono Vasco Errani (Emilia Romagna), il governatore toscano Claudio Martini, né quello friulano Riccardo Illy. E così, a parte il governatore calabrese Agazio Loiero, l’ex segretario della Cgil e ora presidente della Regione Abruzzo Ottaviano del Turco e il neopresidente della Basilicata Vito De Filippo, il forum «Mare aperto» è una sfilata di sostituti, assessori inviati in rappresentanza che hanno firmato il documento al posto dei loro presidenti.
Un’introduzione anti-legge Turco Napolitano del sindaco di Bari Michele Emiliano, ex magistrato dell’inchiesta Arcobaleno, e poi campo aperto al governatore del Prc: i Cpt «sono una storia da chiudere», grida Vendola. E questo vale anche dopo il 7 luglio di Londra: «Mi è stato chiesto di rimandare questo incontro dopo il sangue di Londra - ammette il governatore - ma questo sangue è figlio di una meschinità e di un’angustia culturale». La risposta al terrore è «essere lungimiranti, compiere una nuova semina, promuovere un patto di convivialità e di incontro tra le civiltà».
Tra musica da corteo di studenti, una piccola sfilata dei Disobbedienti di Luca Casarini, i ragazzi del no-Cpt di Bari, pochi coriacei parlamentari come Giovanni Russo Spena, il travolgente padrone di casa che al bar ha pagato i caffè per gli amici come un non-governatore qualunque si è trovato però a predicare un «Mediterraneo senza barriere», «un’accoglienza per tutti», una «lotta alla clandestinità, non al clandestino» a una sinistra molto parziale, senza Fausto Bertinotti, senza la Margherita, con una minuscola rappresentanza dei Ds, senza i governatori del Sud o del Centro.
Il pessimismo però non sembra appartenere a Vendola. Se gli si chiede come si potranno conciliare le posizioni del centrosinistra sull’immigrazione, il governatore pugliese risponde: «Ognuno ha le sue opinioni... Ho avuto l’adesione dell’ufficio immigrati dei Ds, ho l’adesione di 14 Regioni. Credo che tutti dobbiamo deporre le polemiche e fare un passo in avanti. Non lo voglio fare indietro con Pisanu, figurarsi con Napolitano». Al Qaida incombe sull’Europa ma Vendola difende l’accoglienza: «L’Europa deve ritrovare la sua anima. Se San Nicola, il santo di Myra con la pelle nera, avesse avuto la sventura di venire qui oggi sarebbe stato accolto in un Cpt». La sua storia personale in un centro l’ha raccontata ieri alla Fiera di Bari Sajjad, dal Kashmir all’Italia attraverso una prigione nel deserto libico. I clandestini, però, non sono tutti come il professore d’inglese Sajjad. La risposta di Vendola al pacchetto del governo contro il terrorismo che oggi il ministro Beppe Pisanu presenterà in Parlamento è «non commento». Ma come si accoglierebbero tutti i clandestini che arrivano dal mare, senza centri e senza quote d’ingresso? «Prima chiudiamo i Cpt - risponde il governatore che aveva piegato la Margherita alle primarie - poi ne parliamo». Qualcuno la chiamerebbe utopia.

«No, è un nuovo realismo».

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