Cronaca locale

I due pesi dei consiglieri di zona Sì ai tagli, se riguardano gli altri

Le circoscrizioni cittadine sul piede di guerra contro il decreto legge Lo scopo è salvare il "gettone". E intanto i parlamentini si svuotano

I due pesi dei consiglieri di zona 
Sì ai tagli, se riguardano gli altri

Dicono i più informati che sia partito tutto da Roma. Da una catena lanciata in rete che dalla capitale è rimbalzata fino a Milano. Per protestare contro i tagli della manovra e per riavere indietro il tanto amato gettone di presenza. Finanziaria, la crisi si abbatte come una scure sulle circoscrizioni cittadine e sui 40 consiglieri che, se il testo del decreto dovesse diventare legge, non avranno più il loro stipendio. Cinquecento dieci euro netti al mese, più le varie indennità, come i rimborsi chilometri. E nei parlamentini, i politici sono già sul piede di guerra. «Sono tutti in fibrillazione, la partecipazione ai lavori delle commissioni ormai è nulla - raccontano dalle circoscrizioni -. Non fanno altro che parlare dei compensi». Ora c’è l’interregno di questi sessanta giorni in cui sperare in un emendamento che li salvi dalla tagliola. «Ma se non dovesse essere così, non andranno più in commissione». In città, la prima a battersi contro la manovra è stata la zona 6 dove è stata votata da maggioranza e opposizione (Lega esclusa) una mozione per reclamare i loro 46,50 euro. E in zona 3 alcuni consiglieri del Pdl se la sono presa con Palazzo Marino «colpevole» ai loro occhi di non averli difesi. «Non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione dal Comune - spiega Matteo Vescovi -. Per chi lavora 500 euro non sono un eccesso». «Sto già lavorando con l’assessorato al bilancio per chiedere che sia previsto almeno un compenso per i consigli - ribatte l’assessore al decentramento Andrea Mascaretti -. Oppure con forme di indennità ridotta. C’è amarezza: così il lavoro di qualcuno non deve essere pagato. Bisogna ripensarci». Anche per Carlo Fidanza, europarlamentare e consigliere comunale del Pdl, togliere il gettone è inaccettabile. E però, tra i politici c’è anche chi la pensa diversamente. «Ben vengano i tagli a fronte di un trasferimento di competenze più serie ai parlamentini - dice il consigliere Luca Prini di zona 3 del Pcl -. È un risparmio a beneficio di tutti e di igiene politica. Chi va in commissione, lo farà per passione». Anche la Lega in via Sansovino prende le distanze dalle proteste dei colleghi. «Ogni lavoro va remunerato. Il problema è che la maggior parte dei consiglieri non lavora - aggiunge Andrea Ancona - e viene pagato lo stesso». Lo stesso fa la capogruppo del Pdl, Tina Colombo. «I consigli di zona non sono un gettonificio, ma devono essere fatti da gente che si mette al servizio dei cittadini per passione.

I soldi sono qualcosa in più».

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