I francesi della Regina vogliono vedere Parigi

Ma il Villarreal è l’incubo delle britanniche: quest’anno ha già eliminato Everton, Manchester e Rangers. Wenger: «Pericolosi perché sono tutti sudamericani»

I francesi della Regina vogliono vedere Parigi

Tony Damascelli

I francesi di Londra sognano un viaggio a Parigi. Considerazione niente affatto turistica. La french connection, come la chiamano gli inglesi, è quella dell’Arsenal, dove Wenger e i suoi enfants (Clichy, Cygan, Flamini, Pires, Henry) devono soltanto liquidare il Villarreal. Soltanto, dico, perché dopo aver eliminato il Real Madrid e la Juventus perché mai dovrebbero temere il yellow submarine spagnolo?
Lo ha spiegato proprio Arsene Wenger: «Perché sono sudamericani e non spagnoli, perché cinque argentini, due uruguagi e un boliviano hanno un orgoglio particolare, diverso, forse hanno la voglia di fare bella figura contro un club inglese e giocano un calcio che è poco europeo».
Per fortuna Wenger ha detto «club» e non «squadra». Infatti l’Asrenal conferma e smentisce la tesi del suo allenatore: soltanto Campbell rappresenta il Paese, per il resto avanti con il carrefour con la prevalenza delle frogs, delle rane, altro cortese appellativo che gli inglesi riservano ai francesi.
Qualche anima romantica di casa nostra sostiene che Tacchinardi voglia vendicare la Juventus. Forse non conosce Tacchinardi e non conosce l’Arsenal. Uno va da una parte, magari cercando di dimostrare che a Torino, alla voce Capello, si sono sbagliati, e l’Arsenal non sa affatto chi sia il centrocampista del Villarreal.
Di certo il club spagnolo in questa stagione ha un agghiacciante tabellino nei confronti dei club britannici: ha eliminato l’Everton, i Rangers di Glasgow, il Manchester United e ha l’intenzione di fare il colpo del secolo.
Basta dare una controllata alle quote degli scommettitori: vittoria spagnola a 5 contro 1, con il risultato di 1 a 0 addirittura 12 volte la posta giocata, se proprio volessero esagerare e costringere al suicidio i bookmaker il 4 a 0 verrebbe pagato 500 volte la cifra scommessa. Ora nessuno, nemmeno il sindaco di Villarreal, ha voglia di scherzare, ma c’è il ritorno al Madrigal, dove l’Inter ha pagato dazio e nessuna ha mai vinto quest’anno. Il miracolo può continuare, qualcuno pensa a una finale tutta spagnola, sempre nella stessa città che accolse già Real Madrid-Valencia ma questa volta c’è il Milan di mezzo, per favore, e allora piano con la fantasia anche perché l’Arsenal ha, a proposito di ricorsi storici, la stessa voglia di ripetere il cammino del Liverpool dello scorso anno: finale, magari contro il Milan e qui qualcuno incominci a toccare qualunque cosa.
Henry ha detto ieri di temere Riquelme: «Dobbiamo sorprenderli come abbiamo fatto con la Juventus, giocando come se si trattasse di una partita del nostro campionato».
L’Arsenal non ha mai raggiunto una finale di coppa dei campioni e si è limitata a una coppa delle coppe (battuto il Parma) e una coppa delle Fiere. Poco, quasi nulla per un club della capitale, ribadendo il dato storico che nessuna squadra di Londra è mai arrivata a disputare la finale del torneo più importante. Ci prova, allora, l’Arsenal, già sapendo quello che è successo ieri sera a San Siro e tenendo presente che tra una settimana molte altre cose potrebbero accadere. Fabregas, che dalla Spagna è stato prelevato, ha qualche stimolo in più. Rodolfo Arruabarrena, quello che con un colpo di testa ha mandato a casa l’Inter, si porta appresso un buon precedente, due gol per vincere la coppa Libertadores nel Boca contro il Palmeiras, due gol in questa Champions per spingere il Villarreal in semifinale: «Giochiamo un football molto argentino, lento in una zona del campo e poi improvvisamente veloce». In porta ci sarà Barbosa al posto di Viera che con l’Arsenal aveva provato, si era allenato e al momento di firmare il contratto era stato rispedito al mittente.
Stasera Highbury saluta comunque l’Europa, chiude non per lavori o per ferie. Chiude definitivamente, la storia resta in questo teatro, la cronaca si trasferisce qualche metro più in là con i denari dello sponsor degli emirati arabi.

Nessun corteo di protesta, nessun sit in davanti all’ingresso che porta alla scala in marmo. Il football è una cosa seria i soldi ancora di più. Londra intanto aspetta los caballeros di Yellow Submarine, senza i Beatles.

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